con una convocazione spontanea poi annullata all'ultimo momento perché si è scoperto che occorrevano le necessarie autorizzazioni di pubblica sicurezza, si riuniranno domani gli olivicoltori della zona di Sciacca, trascinati nella protesta da quelli del versante interno dell'Agrigentino (Burgio, Calamonaci, Caltabellotta, Lucca e Villafranca), che hanno sospeso la raccolta delle olive perché vogliono conoscere la remunerazione loro spettante prima del conferimento in frantoio, temendo evidentemente speculazioni legate all'aumento dei costi energetici. L'appuntamento è fissato per le 19 in piazza Scandaliato. Tra i promotori anche i comitati spontanei, a partire dall'associazione Terra è Vita.
Il sindaco di Lucca Sicula Salvatore Dazzo, che due sere fa ha presieduto un vertice alla presenza di suoi colleghi primi cittadini della zona, e di una delegazione di coltivatori, prendendo ovviamente le loro difese, ha ottenuto per questa sera la disponibilità di due degli imprenditori siciliani dell'olio extravergine d'oliva più importanti, ovverosia Bono e Barbera, ai fini di un confronto utile a capire quali possano essere i margini di manovra necessari per garantire ai produttori olivicoli un prezzo congruo per il loro raccolto.
“Gli agricoltori hanno ragione, ma impegni preventivi sul pagamento di una certa cifra sono difficili da potere assumere, e questo per regole di mercato”, ha detto ieri al nostro Telegiornale Roberto Butera, presidente della cooperativa “La Madre Terra”, uno dei frantoi storici del territorio di Sciacca. Il punto è che anche i frantoiani si aspettano bollette di energia elettrica piuttosto esose. Non è pensabile nemmeno aumentare a dismisura il prezzo di vendita dell'olio prodotto, perché a quel punto scatterebbe il pericolo che il prodotto rimanga invenduto. Una specie di cane che si morde la coda.
Ma i produttori olivicoli chiedono risposte. E non sembrano disponibili ad accontentarsi della sola prospettiva (che sarebbe niente più che una promessa) di un aiuto di Stato (anche eventualmente attraverso crediti d'imposta) a favore dei frantoiani per fronteggiare il caro energia. Tutti sanno perfettamente che il ciclo produttivo di un frantoio richiede un dispendio energetico robusto. Ma al tempo stesso i produttori sono anche consapevoli che non è minimamente immaginabile lasciare a lungo le olive all'albero. Nino Ciaccio lo sa bene, e smentendo di avere promosso una campagna per l'abbandono delle piante chiarisce: “Vediamo se in pochi giorni riusciamo ad ottenere qualche risposta”.
Ritengono invece che la raccolta almeno delle olive da mensa debba essere fermata per 2 giorni i produttori dell'area belicina del Trapanese. Anche loro protestano e propongono di creare un’associazione unica di produttori nella zona. Ieri si sono riuniti presso l’area attrezzata della diga Trinità, a Castelvetrano, per la manifestazione spontanea che segue quelle che si sono tenute in questo periodo nel circondario di Sciacca. Il motivo dell’assemblea è il basso prezzo delle olive da mensa determinato dai grandi imprenditori che l’acquistano sul territorio. All’assemblea erano presenti i sindaci Giuseppe Castiglione (Campobello di Mazara), Enzo Alfano (Castelvetrano) e Nicola Catania (Partanna). Un prezzo al ribasso (anche per le olive da olio) che ha mosso la rabbia degli agricoltori: "È un prezzo che ci mortifica – hanno detto i partecipanti – che non ci consente di coprire nemmeno i costi sostenuti durante l’anno". Una rappresentanza degli agricoltori, accompagnata dai sindaci del comprensorio, si recherà dal prefetto di Trapani per chiedere di intervenire presso la Camera di commercio, ente che, a sua volta, può sentire le parti in causa (venditori e acquirenti) per avere almeno garantito un prezzo minimo di mercato applicato. Sabato pomeriggio, sempre a Castelvetrano, gli agricoltori si sono dati un nuovo appuntamento per conoscere i risultati dell’incontro col prefetto.