ha dichiarato definitivamente illegittima la gara d'appalto da 40 milioni di euro per il rifacimento della rete idrica di Agrigento, il cui bando era stato pubblicato lo scorso mese di giugno. Il provvedimento trae spunto dalla decisione dell'Azienda Idrica Comuni Agrigentini di annullare tutto. La questione riguarderebbe, in particolare, la mancanza nella procedura della clausola della revisione dei prezzi. Il punto è essenzialmente tecnico, perché fa riferimento ai contenuti del Decreto sostegni per il quale per le procedure di affidamento dei contratti pubblici indette fino al 31 dicembre del prossimo anno bisognava indicare la clausola in questione nonché applicare il prezziario aggiornato al 31 dicembre 2021 con l'incremento fino al 20%.
La questione potrebbe avere una sua rilevanza anche per la città di Sciacca. Anche qui (e non da oggi) è disponibile un finanziamento piuttosto corposo (di oltre 33 milioni di euro) per rifare daccapo la rete idrica, quella che un giorno sì e l'altro pure, a seguito della pressione, si danneggia in più parti, creando cedimenti inevitabili in uno con le celeberrime buche stradali assicurate dalle tanto discusse transenne. L'assessore ai lavori pubblici Gianluca Fisco ha dichiarato al nostro Telegiornale che proprio per scongiurare il ripetersi di quanto accaduto ad Agrigento, ha chiesto di incontrare l'Assemblea Territoriale Idrica il prossimo 17 ottobre, e che già nel corso della precedente riunione aveva ricevuto specifiche rassicurazioni dal presidente di Ati Enzo Greco Lucchina in merito alla certezza dei tempi per procedere nell'affidamento delle opere, compreso l'adempimento della necessaria verifica del progetto. Se sono necessari adempimenti burocratici da garantire nella redazione del relativo bando che lo si faccia subito, per evitare eventuali annullamenti e conseguenti slittamenti dei tempi, cosa che inevitabilmente accadrà al comune di Agrigento.
Scenari che potrebbero dunque essere rassicuranti se solo non ci si trovasse di fronte ad una condizione, quella in cui versa l'Azienda Idrica Comuni Agrigentini, sempre più drammatica sul piano della gestione finanziaria. Cosa questa che preoccupa anche l'amministrazione saccense. Tanto più che tra i comuni che ancora non hanno proceduto al versamento della propria quota parte dei 10 milioni di euro di prestito che la Regione ha sì destinato ad Aica ma attraverso l'inevitabile intermediazione delle singole municipalità, c'è anche quello di Sciacca. L'altra sera il consiglio comunale, al termine di un lungo dibattito, ha rinviato l'autorizzazione all'amministrazione a pagare quanto spettante, in attesa di chiarimenti. Ne consegue che il cammino di Aica procede su un autentico campo minato. Verrebbe da dire che durante la discussa gestione di Girgenti Acque non c'erano tutti i dubbi che sono tuttora sotto i riflettori, anche se apparentemente erano tutti d'accordo all'uscita di scena del privato, destinatario di due interdittive antimafia (una destinata ad Hydortecne). Dubbi che non vengono certamente nascosti da amministratori e rappresentanti politici. Diciamoci la verità: al culmine di un dibattito decennale sulla inopportunità di privatizzare la gestione delle risorse idriche pubbliche, non tutti hanno applaudito al passaggio dalla gestione di Girgenti Acque a quella di Aica. I dubbi sono legittimi, ma la necessità di concretizzare questo percorso è urgentissima. Perché la sola bollettazione (in attesa che si formalizzi l'acquisizione di ramo d'azienda e struttura logistica dalla Girgenti Acque in liquidazione) se non è sufficiente a fare funzionare a dovere il servizio minimo rischia pure di compromettere il percorso riguardante gli adempimenti straordinari, come quello di accelerare sulle gare d'appalto per la nuova rete idrica.