per lo choc economico che vive il Paese. La crisi energetica potrebbe oscurare un sistema produttivo in enorme difficoltà che sta spingendo la Sicilia al collasso. Confartigianato lancia appelli, incontra la politica, in cerca di aiuti concreti a supporto di una rete imprenditoriale sempre più sofferente con 165 mila addetti nelle piccole e micro aziende, con un futuro ormai incerto nei comparti maggiormente esposti. Oggi, dichiara il presidente di Confartigianato Daniele La Porta, scatta ufficialmente un appello alla deputazione regionale e nazionale affinché “Nessuna impresa chiuda”.
Slogan che circola nei siti internet e nei social degli artigiani, delle imprese e delle associazioni territoriali. Anche Confartigianato è impegnata nell’organizzazione della manifestazione regionale di protesta in programma il 7 novembre prossimo in Sicilia e che registra la partecipazione di tutti i sindacati e le organizzazioni di categoria.
Siamo in una fase molto difficile – dice il presidente di Confartigianato Sicilia –. Prima la pandemia, ora la guerra nel cuore dell’Europa, con la sua crisi umanitaria e i gravi effetti sulla nostra economia. È adesso che l’associazionismo d’impresa riemerge in tutto il suo vigore, assume responsabilità ancora più fondamentali per offrire alle aziende il sostegno indispensabile per resistere a tempi così critici. Le famiglie hanno difficoltà ad arrivare a fine mese, molte imprese hanno deciso di chiudere temporaneamente in attesa di tempi migliori.
Il comparto artigianale è tra i più colpiti dall’aumento dei costi energetici. Ci sono, poi settori che, più degli altri subiscono gli effetti del caro bollette . L’Osservatorio economico di Confartigianato evidenzia, in particolare, quelli che per la produzione sono maggiormente energivori: dalla ceramica, al vetro, al cemento, ma anche alimentare, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo. A questi si aggiungono le attività manifatturiere che comprendono il tessile, i prodotti in legno, la stampa. In provincia di Agrigento, secondo i dati di Confartigianato sono all’incirca 5 mila le piccole e medie imprese a rischio chiusura.