guiderà, al momento, tutti e 12 gli assessorati, coadiuvato dai rispettivi Capi Gabinetto a cui ha conferito, e prorogato, un incarico a tempo determinato, fino a quando non saranno scelti e non si saranno insediati gli assessori della sua Giunta. Questo perché, probabilmente, si è accorto che, tra i partiti, le cose vanno per le lunghe e non vuole perdere altro tempo. Per le questioni indifferibili ed urgenti gli assessorati devono essere già operativi.
Al centro del contendere, soprattutto, la posizione del leader forzista Gianfranco Miccichè che, da un lato, sembra aver optato per restare a Palermo anziché traslocare al Parlamento romano, dall'altro chiede per sé o di mantenere nuovamente la Presidenza dell'ARS (opzione poco plausibile) oppure di ottenere l'assessorato alla Sanità. Due carichi da novanta, piuttosto ambiti da tutti gli alleati di Schifani. In realtà, il nome di Micciché gira ancora a Roma per ruoli chiavi e poltrone da sottosegretario. La composizione del Governo nazionale Meloni e quello del Governo regionale Schifani sembrano, insomma, piuttosto legati e collegati. Della nuova Giunta regionale dovrebbero far parte almeno 4 donne: tra queste, dovrebbe essere sicura la nomina dell'agrigentina plurideputata Giusy Savarino, in quota Fratelli d'Italia. Con lei, presumibilmente, anche Elvira Amata, la DC di Cuffaro dovrebbe indicare Nuccia Albano, mentre Forza Italia dovrebbe optare per Luisa Lantieri. La Presidenza dell'ARS, al netto delle rimostranze di Micciché, se la giocano i meloniani Gaetano Galvagno ed Alessandro Aricò. Chi resta fuori farà l'assessore così come, quasi sicuro, Giorgio Assenza. Il forzista Marco Falcone dovrebbe essere confermato rispetto alla Giunta precedente, mentre in casa Autonomisti si attendono ancora le scelte di Roberto Di Mauro, uno dei papabili. I leghisti in rosa potrebbero essere Vincenzo Figuccia e Luca Sammartino. Se Micciché optasse per Roma, all'ARS subentrerebbe Francesco Cascio, primo dei non eletti, con buone chance, anche per lui, di un posto in Giunta.