eseguito un'ordinanza cautelare nei confronti di 10 persone nell'ambito di una indagine su un presunto giro di tangenti per centinaia di migliaia di euro e gare truccate per 700 milioni in alcune aziende sanitarie siciliane. Delle 10 persone indagate, una è finita in carcere, si tratta di Giovanni Luca Vancheri, funzionario dell'ASP di Enna; quattro ai domiciliari, Stefano Mingardi, commercialista milanese, Loreto Li Pomi, luogotenente dei carabinieri del Nas, Giuseppe Bonanno e Cristian Catalano, entrambi referenti della società Althea spa; e cinque, infine, sono destinatari di obbligo di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria, ossia Luigi Ianazzo, della società Dedalus Italia spa; Giuseppe Gallina, della società Healtech srl; Alberto Vay, della società Viviso srl, Claudio Petronio, della Vivisol srl e Massimiliano D’Aleo, della società Generay srl. Gli indagati sono accusati a vario titolo di corruzione, turbata libertà degli incanti, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, riciclaggio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Le indagini sono la prosecuzione dell'inchiesta denominata "Sorella Sanità", che, a maggio 2020, aveva portato all'esecuzione di misure cautelari personali nei confronti di 13 persone, tra i quali i manager dell'Asp di Trapani e Palermo, Fabio Damiani e Antonio Candela, già processati e condannati in primo grado. Sarebbero almeno sei le gare truccate scoperte dalla Guardia di Finanza di Palermo nell'ambito dell'indagine, per le quali, insomma, si sarebbero registrati casi di corruzione e turbativa. Tra gli appalti finiti sotto inchiesta quello dell'affidamento del servizio di ossigenoterapia domiciliare relativo alle aziende sanitarie del versante occidentale della Sicilia, del valore di oltre 66 milioni di euro.
Il presidente della commissione di gara avrebbe rivelato informazioni riservate ai dirigenti della società che si è aggiudicata l'appalto, in cambio della promessa di una tangente pari all'1% dell'importo di gara e di soggiorni in hotel di lusso. Per la Procura di Palermo vi era una vera e propria corsa per accaparrarsi gli appalti pubblici con al centro del sistema funzionari pubblici, professionisti spregiudicati ed imprenditori di successo. Una torta da 700 milioni di euro, mentre 700 mila, intanto, sono stati sequestrati in quanto ritenuti il frutto di varie corruttele. In poche parole, i capitolati di gara venivano cuciti su misura per imprenditori disponibili a pagare mazzette e spartire, con alcuni appalti totalmente controllati dalla cricca ed altri su cui, invece, hanno provato a mettere le mani. Milioni e milioni di soldi pubblici che spiegano il vorticoso interesse politico ed imprenditoriale attorno al mondo della salute.