chiuso dal 30 settembre scorso a causa dei danni generati dal violento nubifragio. Una tromba d’aria quella che si era abbattuta sul cimitero del comune belicino e che lo aveva devastato, abbattendo 30 cipressi e danneggiando gravemente 90 tombe. Il sindaco Gaspare Viola aveva firmato una ordinanza di chiusura, per ovvie ragioni di sicurezza, che è stata adesso revocata.
Sin dalle ore successive al violento nuvifragio che ha colpito il territorio si è data priorità agli interventi di messa in sicurezza e ripristino delle normali condizioni del cimitero comunale. Interventi effettuati nei primi giorni da una squadra di operari dell’Azienda Foreste Demaniali della provincia di Agrigento e, in quelli successivi, da una ditta esterna incarica dall’amministrazione comunale per eliminare gli alberi di cipresso che si sono abbattuti su tombe, cappelle e loculi e liberare i viali anche dal fango. In poco più di due settimane, hanno evidenziato gli assessori ai servizi a rete Tanino Bonifacio e a ville e giardini Baldo Giarraputo, è stato svolto un impegnativo lavoro di squadra che ha consentito la riapertura da domani mattina del cimitero comunale nella consapevolezza del disagio e del dolore dei cittadini margheritesi e dell’importanza di consentire loro di visitare la tomba dei propri cari, ancor più in vista del 2 novembre giorno della commemorazione dei defunti.
Dopo gli interventi di rimozione degli alberi, la società Cienne group concessionaria dei lavori di manutenzione, gestione ed ampliamento del cimitero, ha provveduto ad effettuare i lavori di pulizia, ripristinando provvisoriamente i viali e sgomberando da detriti le tombe gravamente danneggiate.
Ovviamente viene raccomandata particolare attenzione ai fruitori nel percorrere i viali o gli spazi tra le tombe che hanno subito i danni.
La comunità di Santa Margherita si riappropria, dunque, del cimitero comunale ed è anche un segnale della forte volontà di andare avanti e porre rimedio all’ennesimo disastro causato dal maltempo. La conta dei danni non è stata ancora ultimata, ma è stato chiesto da subito lo stato di calamità e trasmesse alla Regione le schede tecniche relative soprattutto alle gravi conseguenze per l’agricoltura locale, nel momento della massima produzione del prodotto di punta, il ficodindia, andato completamente distrutto tanto da dover anche annullare la sagra che avrebbe dovuto svolgersi lo scorso fine settimana.