Tuccio D’Urso, il dirigente regionale in pensione ripescato dall’ex governatore Nello Musumeci per guidare la struttura per il potenziamento della rete ospedaliera siciliana è stato rimosso dal neo presidente della Regione Renato Schifani che ieri gli ha revocato l’incarico. Al suo posto arriva Salvatore Lizzio, dirigente generale dell’ufficio regionale tecnico dell’assessorato alle Infrastrutture. D’Urso paga i ritardi nell’attuazione del piano che avrebbe dovuto cambiare il volto della sanità siciliana, grazie ai 237 milioni di euro di finanziamenti statali e regionali per realizzare 571 nuovi posti di Terapia intensiva e sub-intensiva e riqualificare 29 Pronto soccorso. Quasi due anni dopo, su 76 progetti approvati, ne sono stati ultimati solo 24, uno su tre. Altri 27 sono in corso di realizzazione, mentre 25 non sono nemmeno stati appaltati. Così si legge nella relazione sullo stato di attuazione del piano datata 15 settembre. Tra le opere incompiute, c’è anche la nuova area di emergenza del Policlinico di Palermo con cinque sale operatorie che doveva essere pronta più di un anno fa. La nuova data di consegna è stata fissata il 31 ottobre. Ma si profila un nuovo rinvio. Almeno a giudicare dall’ispezione eseguita dal deputato regionale del Pd Antonello Cracolici che lunedì ha visitato il cantiere assieme al rettore dell’Ateneo Massimo Midiri e al manager Alessandro Caltagirone. “E’ una situazione scandalosa, Schifani intervenga immediatamente”, ha scritto Cracolici in una una lettera indirizzata al neo-governatore, invitandolo a visitare il Policlinico e individuare i responsabili. La risposta non si è fatta attendere: ieri pomeriggio D’Urso è stato esonerato dall’incarico. Un’ “impresa” che non era riuscita nemmeno alla maggioranza di centrodestra che sosteneva Musumeci: a febbraio scorso il dirigente era finito sulla graticola per una serie di post su Facebook in cui accusava l’Ars di aver taroccato il voto su un emendamento per spingerlo verso la pensione. Uscite che fecero infuriare l’ex presidente dell’Ars, il forzista Gianfranco Micciché, promotore di una mozione di censura contro D’Urso. Mozione che non fu mai discussa: in quell’occasione, Musumeci se la cavò con un provvedimento disciplinare nei confronti del dirigente. Appena qualche mese dopo, a luglio scorso, D’Urso finì di nuovo “sotto processo” in commissione Sanità all’Ars per l’attuazione del piano di costruzione dei nuovi reparti, in ritardo soprattutto in Sicilia occidentale. Lui si difese puntando il dito sui ritardi nei pagamenti da parte della struttura commissariale nazionale che costringeva le ditte appaltatrici a fermarsi. Una giustificazione che stavolta non gli è bastata a salvare la poltrona: le sue intemperanze verbali pare che non siano gradite a Schifani. Ieri pomeriggio D’Urso è stato esonerato dall’incarico che gli venne conferito dall'ex governatore Musumeci all'inizio della pandemia.