La DDA vuole mettere definitivamente i sigilli a 3 appartamenti, tutti abusivi, alcuni appezzamenti di terreno, due ditte individuali che operano nel settore del commercio e cinque fra conti correnti e rapporti bancari, tutti riconducibili a Ribisi che è stato già condannato in modo definitivo con l’accusa di essere stato il nuovo numero due di Cosa Nostra Agrigentina almeno dal 2010 al 2012 e nei cui confronti pende un processo "bis" in Cassazione dove la condanna a 15 anni e 4 mesi potrà, al massimo, essere solo in parte rideterminata. Non solo. Davanti ai giudici della prima sezione penale misure di prevenzione, si è celebrata anche l’udienza nella quale il pm ha chiesto l’applicazione per cinque anni (pena massima) della sorveglianza speciale. Pugno duro, dunque, contro il palmese che per i magistrati sarebbe stato uomo forte della mafia provinciale, quasi al pari degli ex latitanti Giuseppe Falsone e Gerlandino Messina. Ribisi è in carcere dal 26 giugno 2012 quando è scattata l’operazione “Nuova Cupola”. La DDA riscontra in Ribisi una elevata pericolosità sociale. I 3 appartamenti siti a Palma di Montechiaro che la procura vuole confiscare sono intestati anche alla madre e al fratello Nicola (anche lui condannato per mafia in passato). I difensori, gli avvocati Daniela Posante e Giuseppe Barba hanno, invece, chiesto il rigetto di tutte le richieste sostenendo che si tratta di beni “del tutto proporzionati ai redditi dichiarati” e che non sono stati acquisiti in ragione dell’appartenenza di Ribisi a Cosa Nostra. Un anno fa i giudici, dovendo pronunciarsi sulla richiesta di sequestro, che precede la confisca vale a dire la definitiva acquisizione dei beni da parte dello Stato, hanno respinto quasi tutte le richieste sequestrando solo alcuni conti. Adesso la Procura chiede la confisca di tutto. La riserva sarà sciolta nei prossimi giorni.