E' quanto emerge dal dimensionamento della rete scolastica già previsto dall'ex ministro Bianchi e calato adesso nella Legge di Bilancio 2023. Lo denuncia il settore scuola della CGIL, il più rappresentativo sindacato degli insegnanti che, oltre a parlare di autentica mazzata per il mondo della scuola, evidenzia come il dimensionamento colpirà soprattutto le regioni del sud e precisamente Sicilia, Campania, Puglia e Basilicata. "Si prevede, osserva il sindacato, una nuova ondata di accorpamenti fra istituti che potrà portare alla scomparsa, già nei prossimi due anni, di oltre 700 unità scolastiche abbattendosi soprattutto nelle regioni del meridione. Si riducono così i posti di organico di oltre 1400 tra dirigenti scolastici e direttori dei servizi generali e amministrativi. Riduzione destinata ad aumentare inesorabilmente fino a provocare nel corso dei prossimi dieci anni, per l’anno scolastico 2031/2032, una riduzione delle scuole italiane e dunque delle autonomie scolastiche dalle attuali 8.136 a 6.885“. Per la Cgil scuola, il governo attraverso una norma nascosta nella manovra economica punta dunque a chiudere quasi il 10 per cento delle scuole. Lo scopo del taglio è risparmiare sugli stipendi dei dirigenti scolastici. Il taglio avverrà non sostituendo coloro che vanno in pensione e affidando a chi resta responsabilità sempre maggiori. L’accorpamento degli istituti, le cui dimensioni vengono alzate dall’attuale massimo di 600 alunni a un minimo di 900 e un massimo di mille. Ad insorgere contro il provvedimento anche Udir, il giovane sindacato dei dirigenti scolastici, e Anief, sindacato rappresentativo del personale scolastico, che reputano la manovra inaccettabile. Secondo Udir e Anief, “per valorizzare dirigenti e direttori servono risorse aggiuntive e non riduzione del personale. Pensare che reggere 4 o 20 sedi o plessi scolastici sia la stessa cosa, con plessi spesso a decine di chilometri di distanza, significa non conoscere il lavoro svolto con dignità e difficoltà da chi dirige le scuole, né la complessità della gestione amministrativa”. Guardando agli effetti che tale manovra potrebbe avere sui singoli territori, si può affermare che le novità che il governo conta di introdurre non avranno ripercussioni nella città di Sciacca dove proprio nelle scorse settimane è stata approvata la nuova rete scolastica cittadina che, in caso di via libera da parte della Regione Siciliana, prevede a partire dal prossimo anno scolastico per le scuole la cui competenza è del Comune quattro direzioni scolastiche e precisamente tre istituti comprensivi e una direzione didattica, tutti e quattro con una media di 900 alunni ciascuno. E anche gli istituti superiori, con i numeri attuali, non dovrebbero subire alcuna modifica.