contenenti voti originariamente non assegnati ma che il vice prefetto Gabriele Barbaro, nella seconda e ultima tappa della rilettura delle preferenze, in contraddittorio tra le parti, ha riesumato, ritenendoli meritevoli di nuova valutazione da parte del Tar di Palermo. Che si pronuncerà sul punto nella pubblica udienza fissata per venerdì mattina 24 marzo. Si è completata ad Agrigento dunque l'operazione disposta dalla giustizia amministrativa a fronte del ricorso presentato da Ignazio Messina e del ricorso incidentale firmato dagli assessori di Fabio Termine sui voti dello scorso 12 giugno. Colui che nel frattempo è diventato presidente del consiglio comunale, dopo che il ballottaggio ha premiato Termine, aveva denunciato irregolarità, considerato che con il dato definitivo dei voti validi gli sono mancate 18 preferenze per diventare sindaco al primo turno, centrando il 40%. Il possibile aumento del numero dei voti validi (ripetiamo: questo lo deciderà il Tar tra 3 mesi e mezzo) potrebbe non essere sufficiente a Messina per ribaltare il risultato. È quanto sostiene al nostro Telegiornale l'avvocato Girolamo Rubino.
Ma lo sfidante non si arrende. Il suo avvocato denuncia che ci sarebbero state almeno altre 10 preferenze per Messina illegittimamente non assegnate ma che il vice prefetto non ha prelevato perché difformi dall'oggetto del ricorso. Otto di queste preferenze specificamente nella sezione 37. Voti non assegnati perché contenenti segni su più contrassegni tra le liste. Situazioni nelle quali, secondo Messina, se non il voto per il consiglio comunale almeno quello per il candidato a sindaco doveva essere comunque attribuito, nel segno del rispetto della volontà dell'elettore. Stefano Polizzotto, legale di Ignazio Messina.
La sensazione prevalente è che la vicenda non si concluderà il 24 marzo 2023, data della prossima udienza. E questo indipendentemente dalla decisione del Tar, che dovrà valutare anche il ricorso per motivi aggiunti. Ma Messina è intenzionato a dare battaglia, e non ha escluso nemmeno un ricorso alla stessa procura della Repubblica per ottenere il riconoscimento di quelle preferenze che, a suo giudizio, erano indubitabilmente rivolte a lui ma che non gli sono state assegnate.