avente ad oggetto le Terme di Sciacca ed Acireale, non rientra tra i 30 immobili ammessi alla fase finale del bando pubblicato da Cassa Depositi e Prestiti. Superata la prima selezione, ma evidentemente non la seconda. Se questa città non vivesse una fase a dir poco drammatica di rassegnazione la notizia avrebbe anche potuto suscitare indignazione e preoccupazioni per il futuro. Ma si sa che così non è. E allora è nuovamente tutto da rifare. Anche se da più parti nel corso dell'ultimo periodo è venuta fuori l'idea che questa prospettiva di Cassa Depositi e Prestiti fosse una specie di ultima spiaggia. Il bando, nel quale Sciacca si era inserita nei mesi scorsi trascinandosi anche Acireale, che come è noto era piuttosto attardata dal punto di vista patrimoniale e societario, prevedeva l'utilizzo di 150 milioni di euro di fondi del Pnrr con l'obiettivo di acquisire beni patrimoniali infruttuosi per un rilancio sul piano turistico, con valorizzazione e messa in funzione.
Tra poco più di un mese saranno trascorsi 8 anni dalla decisione dell'allora governo della Regione di chiudere gli impianti termali. Un oblio che dunque è destinato a continuare. Anche se oggi il vicesindaco Gianluca Fisco preferisce non apparire rassegnato. E questo malgrado, proprio nell'ultima puntata de "L'Ospite", in onda in questi giorni sulla nostra emittente, a Maria Genuardi l'assessore ai Lavori pubblici avesse chiarito che a pochi giorni dalla scadenza della seconda scrematura da parte del fondo immobiliare che ha gestito il bando per conto di Cassa Depositi e Prestiti ci sarebbe stato il rischio che potessero essere giudicati interessanti solo alcuni beni, e non tutti. Evidentemente l'amministrazione comunale aveva subodorato un epilogo diverso da quello da tutti auspicato. "Ma noi riteniamo - dice Fisco - che la documentazione che si era resa necessaria per potere ambire al finanziamento di Cassa Depositi e Prestiti, rappresenti comunque una disponibilità significativa per il futuro". Una specie di punto di ripartenza dunque, nell'ambito di quello che a questo punto si potrebbe definire "piano B", da concertare all'interno di un auspicato confronto tra sindaco Termine da una parte, e presidente della Regione Schifani e assessore all'Economia Falcone dall'altra. Non dimenticando che la base di partenza di un dibattito infinito è sempre la legge Capodicasa, quella che alla fine degli anni Novanta stabilì che per le Terme bisognava trovare un privato che le gestisse. I tentativi dei bandi andati deserti (contenenti caratteristiche che non potevano attrarre alcun investitore) hanno fatto (o, per meglio dire, non hanno fatto) il resto.
Cala il sipario, dunque, su quella che era sembrata una interessante prospettiva, iniziata alla fine dell'esecutivo Musumeci. E invece siamo nuovamente di fronte all'ennesima disillusione di un territorio che attribuiva alle Terme, ancorché con una organizzazione assolutamente diversa da quella che abbiamo conosciuto, rivolta alle nuove tendenze del turismo del benessere, e non solo di quello tradizionale sanitario, un ruolo strategico nell'ottica di un riscatto socioeconomico del territorio. La chiusura degli impianti ha soffocato ogni speranza. I danni causati da quella decisione sono incalcolabili, a partire dalla cementificazione dei fanghi. Ma non si deve dimenticare comunque che quella decisione giunse al culmine di 20 anni di scelte assurde, a partire dalla nascita di una società per azioni che, successivamente, vide Palermo compiere un altro passo indietro e che, dopo una fase di pirandelliana coesistenza di Spa e Azienda Regionale delle Terme di Sciacca, avrebbe aperto la strada ad una liquidazione infinita, nella quale la Regione, per pagare i debiti di fatto con se stessa, fu costretta a ricomprarsi le piscine Molinelli.
La storia delle Terme è il paradigma del fallimento della Regione imprenditrice. Ma a Sciacca è il paradigma dell'indolenza di una popolazione che di fatto, nella sua sostanza, non si è mai battuta perché le cose cambiassero, preferendo sempre attribuire ad altri il compito di prendere le decisioni, salvo poi lamentarsene. Ed è triste, e tutt'altro che banale, pensare che se quella nei confronti del bando di Cassa Depositi e Prestiti è stata una manifestazione d'interesse, con la decisione di depennare questa proposta dalla lista, Cassa Depositi e Prestiti ha risposto di non essere interessata.