A raccontarlo, ieri sera al pubblico, sul palco del concerto "A nome loro - Musiche e voci per le vittime di mafia", evento organizzato al parco archeologico di Selinunte per festeggiare il riscatto siciliano dopo la cattura dell'ultimo latitante stragista di Cosa nostra, è stato il tenente colonnello Andrea Pagliaro, comandante del reparto operativo del comando provinciale dei carabinieri di Trapani. Lo ha fatto nel corso di un'intervista che gli è stata fatta dal giornalista Franco Nuccio, capo della redazione siciliana dell'agenzia Ansa. Che gli ha chiesto cosa pensasse della dietrologia impostata sull'ipotesi che il capomafia si sia consegnato. "L'arresto - ha risposto l'ufficiale dei carabinieri - è stata il frutto di un'attività investigativa che andava avanti da tanti anni. Un latitante di mafia - ha aggiunto - non si arresta in modo semplice, perché ha tutta una rete di fiancheggiatori. La latitanza necessita di un circuito di persone che lo favoriscano. Abbiamo capito da acquisizioni tecniche che Messina Denaro stava male, e attraverso una analisi di metadati (incrociando i dati delle persone che facevano determinate terapie), siamo arrivati a capire che potevamo organizzare l'operazione poi organizzata. Sapevamo che quella mattina sarebbe andato alla clinica, e con Ros e Gis abbiamo organizzato l'operazione".
Così il capo della redazione dell'Ansa Franco Nuccio commenta al nostro Telegiornale l'importanza dell'arresto di Messina Denaro. Alla mostra fotografica itinerante dal titolo "L'eredità di Falcone e Borsellino", organizzata proprio dall'Ansa, e che è stata esposta ieri anche all'ingresso al concerto nel parco, mancava solo un tassello: l'arresto del boss.