Il Consiglio Comunale di Sciacca prende posizione sulla vicenda relativa alle criticità dell’ospedale Giovanni Paolo II e chiede con forza che la struttura diventi realmente Dea di primo livello, così come riconosciuto nell’ambito del piano di organizzazione della sanità regionale.
Nel documento, letto in aula dalla consigliera Carmela Santangelo, sono elencate dettagliatamente le problematiche dell’ospedale, tutte riconducibili alla carenza di personale medico, infermieristico e ausiliario, con reparti in cui ad operare sono pochi sanitari (è il caso dell’ortopedia o dell’urologia), altri in cui da tempo si attende la nomina del primario ( la medicina, così come la pediatria, chirurgia e anestesia), per non dire dei cardiologi che da Sciacca sono stati spostati a Licata generando problemi di copertura dei turni nel reparto del Giovanni Paolo II. E, poi, il pronto soccorso per il quale oltre alla copertura dei posti viene sollecitata una accelerazione dei lavori che porteranno alla riqualificazione dei locali destinati all’emergenza urgenza. Il Consiglio Comunale di Sciacca ha anche evidenziato gli interventi necessari per migliorare l’emodinamica, la necessità di attivare il centro spoke della rete thalassemie, i posti letto in oncologia con la nomina del responsabile, l’attivazione dei posti di ematologia, senza tralasciare le necessità della nefrologia e della psichiatria. Sollecitata, inoltre, l’attivazione dell’unità semplice di endoscopia digestiva, così come la creazione della banca degli occhi, oltre all’ammodernamento delle varie apparecchiature , al miglioramento degli ambienti, del comfort e della mensa.
Far diventare effettivamente l’ospedale di Sciacca un Dea di primo livello è la priorità e il passo principale è quello dell’attivazione della neurologia per poter inserire il Giovanni Paolo II nella rete della Stroke Unit. In tal senso, qualche novità positiva c’è. E’ stato il presidente del Consiglio Comunale Ignazio Messina che nei giorni scorsi ha incontrato assieme alla commissione sanità il commissario Zappia ad annunciare che l’assessorato regionale ha dato il via libera all’ASP di Agrigento all’utilizzo di una graduatoria già pronta e che consentirà l’assunzione dei medici necessaria per l’attivazione della neurologia. La politica saccense, ieri sera, ha dato un forte segnale in difesa di un ospedale che non è solo della città, è stato ribadito, ma di tutto il territorio. Non sono mancati i riferimenti al percorso intrapreso per il riconoscimento del fratelli Parlapiano come ospedale di zona disagiata e alla riapertura del pronto soccorso. Ribera ha ottenuto un risultato politico ma bisognerà vedere se si tradurrà in un risultato sanitario, ha dichiarato il consigliere Giuseppe Catanzaro per il quale la complementarietà tra le due strutture non è e non dovrebbe essere una mera formula.
Sciacca deve portare a casa, con una forte battaglia politica, il risultato di rendere il Giovanni Paolo II un Dea di primo livello, ha detto il consigliere Calogero Bono. Il collega Fabio Leonte, a tal proposito, ha chiesto il coinvolgimento di tutti i sindaci del territorio e dei parlamentari. Una battaglia senza steccati è stato l’auspicio del sindaco Fabio Termine per il quale, in vista delle nuove nomine dei manager previste a maggio, occorre puntare su alcune priorità e obiettivi che possono essere raggiunti a breve, con l’attuale commissario dell’Asp. Nel corso della seduta dedicata alle criticità dell’ospedale, non è mancata la polemica, scaturita dal fatto che il documento era stato in larga parte già predisposto dall’opposizione, in particolare dalla consigliera Carmela Santangelo con il contributo del collega Nino Venezia, operatore sanitario. Uno sgarbo istituzionale, così lo ha definito la consigliera Daniela Campione, nei confronti della maggioranza e dello stesso sindaco.
A replicare e placare la polemica sono stati Clelia Catanzaro, Ignazio Bivona, Nino Venezia e Raimondo Brucculeri i quali pur ammettendo probabilmente l’errore nella forma, non nella sostanza, hanno evidenziato che si trattava di una bozza, predisposta con l’unico fine di accorciare i tempi, e consentire a tutto il consiglio comunale comunque di aggiungere, modificare o emendare. Così è stato, la seduta è stata sospesa per consentire la condivisione del contenuto del documento che poi, al rientro in aula, è stato votato all’unanimità.