e aggiorna, di conseguenza, l’elenco dei comuni turistici in Sicilia.L’Istat ha proceduto a classificare i Comuni italiani secondo due aspetti:
la “categoria turistica prevalente”, cioè la vocazione turistica potenziale del Comune individuata prevalentemente sulla base di criteri geografici e antropici . La definizione della categoria turistica prevalente è stata ulteriormente affinata introducendo condizioni minime relative alle presenze turistiche.
la “densità turistica”, espressa da un serie di indicatori statistici comunali definiti per misurare la presenza di dotazioni infrastrutturali, la presenza di flussi turistici e l’incidenza a livello locale di attività produttive e livelli occupazionali in settori di attività economica riferiti in modo specifico al settore turistico o culturale.
Sono complessivamente 291 le località individuate nell’Isola dall’Isttuto nazionale di statistica.
“Si tratta di uno strumento di particolare rilevanza – ha dichiarato l’assessora Amata – che consente ai Comuni che ne fanno parte di istituire l’imposta di soggiorno a carico di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive. I proventi contribuiranno a promuovere i territori migliorandone l’attrattività turistica”.“Sono certa che le azioni del governo Schifani condivise con le amministrazioni comunali e i risultati via via raggiunti – conclude Amata – concorreranno unitariamente a rafforzare l’offerta turistica complessiva dell’intero territorio regionale”.
In provincia di Agrigento i comuni turistici sono 29, più della metà. Ci sono Agrigento, Sciacca, Canicattì e Licata, tra i centri più grandi, ma anche i comuni di Bivona, Cammarata, Menfi, Montevago, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita Belice, Ribera, Santo Stefano Quisquina e Cattolica Eraclea.
In alcune realtà, è il caso di Sciacca così come di Agrigento, l’imposta di soggiorno è stata ormai introdotta diversi anni fa e costituisce una voce rilevante del bilancio comunale, seppure da sempre le polemiche sono legate all’effettivo ed esclusivo utilizzo delle somme introitate per i servizi turistici.
Spetta ai comuni, quindi alle amministrazione e poi ai consigli comunali, la decisione di introdurre l’imposta di soggiorno.