tra maggioranza e opposizione la decisione assunta dal comune di Sciacca di non aderire al decreto "Milleproroghe", quelo che autorizza gli enti locali (entro il 31 marzo) a rottamare le cartelle esattoriali di importo inferiore ai mille euro emesse fino al 2015. La decisione è stata comunicata ieri dal sindaco Fabio Termine alla commissione consiliare Bilancio e Finanze presieduta da Filippo Bellanca. Una scelta, quella di non stralciare queste pratiche, assunta anche sulla base di quanto rassegnato dal direttore dei servizi finanziari Filippo Carlino, per il quale non può aprioristicamente escludersi l'ipotesi che qualche contribuente possa prima o poi pagare.
Stando ad un esame effettuato dallo stesso dirigente, sarebbero più di centomila le cartelle esattoriali di importo inferiore ai 1.000 euro e di cui il comune è creditore. Si tratta però di posizioni che risalgono a diversi anni fa, in qualche caso addirittura ai primi anni Novanta, che se non sono ancora state prescritte è stato solo perché il comune, attraverso avvisi e notifiche, lo ha impedito.
Sul tema un mese fa circa era intervenuto il consigliere comunale di Fratelli d'Italia Calogero Bono, che aveva presentato un'interrogazione per sapere se l'amministrazione avesse avuto intenzione di aderire o meno alla facoltà di stralciare le cartelle esattoriali contenuta in quel provvedimento del governo. Quell'intervento di Bono si inquadrava all'interno di un precedente provvedimento dell'esecutivo, che permetteva ai comuni di cancellare solo sanzioni e interessi, ma non la sorte capitale. Con il "Milleproroghe" si è deciso invece di dare la facoltà di cancellare del tutto queste cartelle.
Rottamazione delle cartelle che riguarda soprattutto i tributi dello Stato (sempre di importo pari o inferiore a mille euro), per i quali la norma agisce in modo automatico, ma che a questo punto riguarda anche i comuni. Dire di no alla rottamazione delle cartelle evidentemente significa lasciare aperte varie posizioni, probabilmente per crediti che non saranno mai riscossi. Da una stima fatta dal dottore Carlino pare che si tratti di almeno 2 milioni e mezzo di euro (di sorte capitale) che, peraltro, non sono nemmeno iscritti nel bilancio in quanto già considerati ampiamente inesigibili.
Cosa diversa invece la situazione dei 20 milioni circa di residui attivi che, sulla base del principio dell'armonizzazione contabile, costringono il comune ad accantonare e a rendere disponibili queste somme, senza però poterle spendere.
Il tema della rottamazione delle cartelle è una vera e propria bandiera per il centrodestra. L'amministrazione Termine è di centrosinistra. Quasi certamente ne emergerà un dibattito che, evidentemente, non tralascerà di certo gli aspetti ideologici. Peraltro stiamo parlando centomila posizioni tuttora aperte, per un ammontare medio di appena 25 euro per singola cartella. Per il centrodestra la loro cancellazione avrebbe permesso di mettere quanto meno ordine su una autentica giungla. Per il centrosinistra, evidentemente, non si può e non si deve ancora scrivere la parola fine su questa vertenza. Vedremo cosa accadrà.