che sono state sospese durante i tre anni di Covid. La chiesa di Sciacca è in pieno fermento per l’organizzazione dei riti della Settimana Santa. Dopo le celebrazioni in onore di Maria SS del Soccorso, con le processioni del 15 agosto dello scorso anno e del 2 febbraio di quest’anno, torneranno gli appuntamenti con la processione del Venerdì Santo e dell’Incontro del giorno di Pasqua. L’arciprete don Giuseppe Marciante e i sacerdoti delle parrocchie che sono tradizionalmente coinvolte nei riti della Settimana Santa sono alle prese con la predisposizione dei piani di sicurezza, ormai fondamentali per svolgere qualsiasi manifestazione pubblica.
Non è facile neanche per la chiesa ripristinare le manifestazioni religiose, ma l’arciprete ha detto che si tornerà a celebrare la Pasqua, come avveniva prima del 2020.
Un primo appuntamento è quello della Via Crucis della comunità ecclesiale di Sciacca in programma venerdì 31 marzo, con inizio alle ore 20.30 dalla Chiesa dei Cappuccini e ultima sosta davanti al Calvario.
E quest’anno tornano in scena anche “Le sette parole”.
Una edizione rinnovata e rivista che sarà allestita e proposta al pubblico, in forma di celebrazione musicale dal titolo “CRUCIFIXUS- Le ultime sette parole” con la presenza di attori, coro e cantanti solisti, la sera del 4 Aprile alle ore 21:00 ed in replica la sera del 5 aprile sempre alle ore 21:00 all’interno della Chiesa della Badia Grande di Sciacca. A curare la regia e l’allestimento sarà il regista saccense Salvatore Monte mentre l’organizzazione e la promozione dell’evento culturale è curata dal Museo dei 5 sensi di Sciacca che custodisce e rende fruibile la chiesa. In scena gli attori Michele Cirafisi, Anna Lia Misuraca, Tiziaana Marino, Calogero Cirafisi, Giovanni Giglio, Riccardo Plaia, Vincenzo Turturici e Vincenzo Cirafisi, oltre al piccolo Francesco Sclafani. A curare la direzione musicale sarà Riccardo Plaia che dirigerà anche il coro.
“Sono sette frasi brevissime, dice Salvatore Monte, simili a un soffio che esce dalle labbra aride di Gesù morente, attanagliato dall'asfissia provocata dalla crocifissione. Eppure, la loro densità è tale da aver sollecitato nei secoli un'imponente riflessione teologica e spirituale e da aver conquistato anche la cultura occidentale che in esse ha condensato il mistero universale dell'esistere, del soffrire, del morire e dello sperare.