È incomprensibile, però, che a peccare di superbia, così almeno sembra, possa essere stata la stessa Curia di Agrigento, che ha detto di no ad un'offerta di 25 mila euro per un intervento di restauro gratuito della facciata della Cattedrale di Maria Santissima Assunta di Caltabellotta, gioiello normanno dell'undicesimo secolo. La vicenda viene raccontata oggi sulle pagine di Repubblica Palermo da Isabella Di Bartolo. Un'imprenditrice milanese, Sabrina Zuccalà, a capo della società 4FORD360NANOTECHNOLOGY, aveva deciso di mettere a disposizione un investimento da regalare al recupero del bene monumentale, restituendo pulizia e sicurezza alla Cattedrale. Ne è scaturito il solito immancabile rimpallo di competenze tra Comune e Diocesi di Agrigento. Quest'ultima, proprietaria dell'immobile, alla fine ha detto no: “Non siamo interessati”, ha dichiarato alla giornalista don Giuseppe Pontillo, direttore dell'ufficio diocesano dei Beni Culturali di Agrigento. Una vicenda che ha dell'incredibile, sulla quale abbiamo chiesto un commento alla stessa imprenditrice proponente del progetto, l'imprenditrice Sabrina Zuccalà. La società in questione ha un pedigree di altissimo livello, avendo già effettuato interventi di restauro attraverso le nanotecnologie al Duomo di Milano, al Teatro Carlo Felice di Genova e al pugile bronzeo delle Terme di Diocleziano. Una vicenda, quella della Basilica di Caltabellotta, che richiama alla memoria quella del parco archeologico di Selinunte. Un'altra azienda, in questo caso la Vini Settesoli di Menfi, era desiderosa di fare una donazione economica per la sua salvaguardia. Sono occorsi due anni alla Regione siciliana per potersi dotare di un regolamento ed accettarla. Nella terra di Pirandello, purtroppo, le cose semplici diventano impossibili.