Ad intervenire, sulla recente designazione della Città dei Templi a capitale della cultura, l'ordine degli ingegneri della provincia di Agrigento presieduto da Achille Furioso, che quasi un anno fa aveva aderito ufficialmente al progetto “Agrigento Capitale della Cultura 2025”, e che adesso intende continuare a dare il proprio contributo al territorio. Per gli ingegneri, la designazione riporta al centro del dibattito il grave gap infrastrutturale in cui versa l’area sud-occidentale della Sicilia e rilancia i contenuti del “Manifesto del 30 ottobre 2021”, condiviso con tutta la Rete delle Professioni Tecniche della Provincia di Agrigento (Ordini degli Architetti, Agronomi e Forestali, Geologi, Geometri, Ingegneri e Periti Agrari) che si pone come primo obiettivo, tra gli altri, la realizzazione di uno scalo aeroportuale raggiungibile in meno di un’ora, sito nel territorio agrigentino. Per realizzare e gestire l’aeroporto nel territorio centro sud della Sicilia, in prossimità di Agrigento, l'ordine degli ingegneri, nell’ambito delle iniziative promosse dalla Rete delle Professioni Tecniche della Provincia, ha predisposto un emendamento alla Legge di Bilancio del 2021 per reperire i fondi necessari, che sono assai inferiori rispetto a quelli previsti per altre importanti infrastrutture viarie. Pertanto, nel condividere l’iniziativa proposta dal “Comitato pro-aeroporto”, considerato che tutti i Consigli comunali della Provincia di Agrigento hanno deliberato a favore, vista l’azione propulsiva svolta dalla Commissione Infrastrutture dell’ex Provincia di Agrigento e la designazione di “Agrigento Capitale della Cultura 2025”, gli ingegneri auspicano che si possa riportare alla ribalta nazionale il tema della carenza infrastrutturale della zona sud-occidentale della Sicilia e invitano tutti i soggetti politici, le istituzioni e la società civile a unire le forze per lo sviluppo socio-economico del territorio, ribadendo la propria disponibilità a supportare l’iniziativa. Tutto ciò, conclude l'ordine degli ingegneri, nella consapevolezza che la nostra terra, se riuscisse a superare il grave gap infrastrutturale che l’ha progressivamente isolata dal resto del Paese, rilancerebbe autorevolmente il proprio ruolo naturale di Porta d’Europa sul Mediterraneo, sia dal punto di vista socio-culturale che da quello economico e commerciale.