Saranno necessari almeno altri due mesi e tutto ciò perché si è dovuto procedere ad una variante per l’aggiornamento dei prezzi. Situazione che riguarda tutte le opere in materia di sanità finanziate per il potenziamento delle strutture ospedaliere negli anni del covid. Un corposo investimento riguardava proprio i pronto soccorso. I lavori nell’area di emergenza del Giovanni Paolo II erano iniziati un anno fa e avrebbero dovuto concludersi nella primavera del 2023, ma la variante ha fatto slittare la conclusione dell’intervento, per circa un milione di euro, che porterà a dotare il pronto soccorso della Camera Calda, il locale in cui arrivano i mezzi di soccorso e che consente di effettuare il passaggio del paziente in una situazione di confort termico e climatico maggiore, nell’ambito del più complesso progetto di ammodernamento dei locali, mirato ad incrementare l’efficienza e la salubrità degli ambienti, anche sulla base di alcune prescrizioni che erano arrivate dal Nas dei Carabinieri a seguito di una ispezione. Oltre ai locali, è previsto anche un ammodernamento strutturale ed impiantistico.
Bisognerà aspettare ancora per poter disporre del nuovo pronto soccorso all’ospedale Giovanni Paolo II, con medici, infermieri e operatori sanitari che nel frattempo vanno avanti nei locali
che prima ospitavano la nefrologia e il centro vaccinazioni anticovid. Nel frattempo, tutte le criticità prettamente legate alla carenza di personale in servizio, soprattutto medico, sono cadute nel dimenticatoio. Sono passati due mesi dall’approvazione in Consiglio Comunale del documento unitario nel quale venivano elencate tutte le problematiche del Giovanni Paolo II da sottoporre all’attenzione della direzione dell’ASP e dell’assessorato regionale alla salute. Pare che sia in programma la prossima settimana un incontro tra il sindaco Fabio Termine e l’assessora Volo, posto che la situazione della sanità saccense è rimasta tale e quale, nonostante i proclami. Parliamo, ad esempio, dell’attivazione della neurologia, fondamentale per l’inserimento dell’ospedale di Sciacca nella rete della Stroke Unit. Due mesi fa l’ASP aveva annunciato il via libera da parte della Regione all’utilizzo di una graduatoria che era già pronta per l’assunzione dei medici e l’attivazione della neurologia. Non si hanno novità, con il risultato che è sempre l’ospedale di Castelvetrano a gestire la rete della Stroke Unit e che l’individuazione a suo tempo del Giovanni Paolo II è rimasta solo sulla carta. Così come l’attivazione di tutti quei servizi e reparti di un ospedale Dea di primo livello. Tutto fermo, ma proprio sul tema della “Stroke Unit” si registra una interessante iniziativa di chi giornalmente opera all’interno dell’ospedale di Sciacca, i medici, che si confronteranno sabato prossimo, nei locali del Circolo di Cultura di Sciacca presieduto da Giovanni Di Vita, cardiologo del Giovanni Paolo II. Previsti gli interventi dei colleghi Umberto Marsala, Calogero Cirafisi, Filippo Barbiera, Loreno Malfa e del direttore della neurologia diagnostica ed interventistica del Civico di Palermo Giuseppe Craparo.
L’approccio è chiaramente scientifico, spetta alla politica chiedersi perché la Stroke Unit è passata solo sulla carta da Sciacca per fermarsi nella pratica a Castelvetrano. Parliamo della gestione dei casi di ictus cerebrale che necessariamente deve essere collegata al reparto di neurologia. Ma a Sciacca i 4 posti letto previsti non sono stati ancora attivati, sono rimasti sulla carta come tanti altri servizi di un Dea di primo livello.