da quando deputati regionali e sindaco Fabio Termine in persona hanno ricevuto l'impegno ufficiale da parte dell'assessora regionale alla Salute Giovanna Volo ad un imminente sblocco dei concorsi per l'assunzione di neurologi per fare entrare in funzione, finalmente, quella Stroke Unit (per la cura tempestiva degli ictus cerebrali) senza la quale il "Giovanni Paolo II" di Sciacca continua ad essere un Dea di primo livello soltanto sulla carta, non certo nella sostanza.
La situazione nel frattempo continua a vedere una sanità ospedaliera di questo territorio versare in una situazione sempre più critica. L'ultima segnalazione che abbiamo ricevuto da parte di un paziente onclogoco riguarda le gravi difficoltà della Farmacia dell'ospedale di Sciacca, che sarebbe in pesante sofferenza a livello di disponibilità di un numero sufficiente di risorse umane. Situazione che, tra le varie conseguenze, ne starebbe generando anche una piuttosto grave, quella relativa alla presunta difficoltà dei pochi addetti in servizio a garantire il numero sufficiente di preparati chemioterapici per i pazienti in cura oncologica. Situazione, questa, che oltretutto si scontra anche con i pochi medici che lavorano in oncologia. Al momento sono solo 2. Parliamo di un ambito, quello tumorale, dove la situazione generale della diffusione dei carcinomi sul territorio ha subito un aggravamento, soprattutto dopo che, negli anni della pandemia, sono diminuiti drammaticamente gli screening di prevenzione. Questo aumento esponenziale del numero di pazienti ovviamente si sta verificando ovunque, non certo solo a Sciacca. È a Sciacca che l'oncologia sottopone a sedute giornaliere di chemioterapia tra le 10 e le 15 persone, con una media che talvolta tocca punte ancora più elevate, fino a 25.
Per il resto giungono giornalmente alla nostra emittente altre segnalazioni che configurano un quadro a tinte fosche, dove la coesistenza degli ospedali riuniti di Sciacca e Ribera sembra essersi trasformata nella riduzione di personale a disposizione del "Giovanni Paolo II", dirottato periodicamente al "Fratelli Parlapiano" per osservare dei turni. Succede con i medici di diversi reparti. La situazione più grave riguarderebbe in particolare la Medicina. Disposizioni di servizio specifiche stabiliscono che medici del reparto di Sciacca (dove non c'è un posto letto libero) debbano osservare turni di lavoro a Ribera, dove però ci sono anche gli operatori sanitari assunti per il covid e in regime di contratto di collaborazione coordinata e continuativa. Disposizioni che se hanno lo scopo di garantire livelli essenziali di assistenza, è possibile dire che non riescono in questo intento. Perché a Sciacca i medici sono pochi, a Ribera in estrema sostanza di ricoverati per il covid non ce ne sono più, mentre il reparto di malattie infettive al momento ha solo un dirigente ma in pratica non funziona.
Non è superfluo ricordare che ci sono reparti del "Giovanni Paolo II" con primari facenti funzione ormai da anni. Con la conseguenza che una situazione transitoria si è ormai trasformata in una situazione definitiva. Nella coesistenza tra Sciacca e Ribera, lo spostamento di medici da una struttura all'altra non sembra obbedire certo ad offrire al territorio una migliore assistenza ospedaliera. La conseguenza è che ci sono adesso 2 debolezze. Le mobilità peraltro continuano e riguardano altre professionalità, compresi cardiologi e nefrologi. Gli ospedali saranno uniti, ma la coperta è decisamente troppo corta, e le decisioni assunte non sembrano andare nella direzione di soddisfare le necessità sanitarie dei cittadini.
Per quanto riguarda la disponibilità di neurologi per la Stroke Unit, pare che ci siano medici pronti a fare la loro parte. E ppure al momento continua a non muoversi nulla. Conseguenza: un professionista di Sciacca ha deciso di dimettersi dall'Asp di Agrigento preferendo andare a lavorare prima a Castelvetrano e poi al Civico di Palermo. Il Comitato Civico per la Sanità è pronto a chiedere conto e ragione di questa situazione, mentre l'associazione Orazio Capurro Amore per la Vita Onlus (la stessa che per donare uno strumento diagnostico si è vista chiedere la fattura di acquisto) insiste con la necessità che Sciacca torni ad essere azienda ospedaliera autonoma e indipendente da Agrigento.
A Palermo intanto tutto tace. Nei mesi scorsi la parlamentare regionale Margherita La Rocca Ruvolo aveva fatto notare che il 30 giugno, quindi tra 3 settimane, dovrebbero scadere gli incarichi a manager, direttori generali e commissari. I nuovi incarichi sembrano tutt'altro che dietro l'angolo. Si sa che queste cose avvengono in un ambito di trattative politiche e di dinamiche che ben poco, diciamocelo, hanno a che fare con l'assistenza sanitaria. In tutto questo marasma i cittadini che hanno bisogno di andare in ospedale ormai sono consapevoli di andare incontro ad un'Odissea. Tutto questo non significa parlare male dell'ospedale. Significa però invocare rispetto per le persone.