in attesa che il punto nella sua ampiezza venga dibattuto in una delle prossime sedute, è andata in scena ieri sera in consiglio comunale l'esegesi (contrapposta) delle considerazioni che il questore di Agrigento Emanuele Ricifari ha rivolto rispettivamente ad Ignazio Messina e a Fabio Termine. Considerazioni al centro di appositi colloqui privati e riferite all'aula dalle due massime cariche cittadine. Il tema: il trasferimento della manifestazione dal centro storico alla Perriera e le ragioni di una presunta superiore sicurezza alla base della decisione assunta.
Il presidente di Sala Falcone-Borsellino ha fatto il resoconto all'aula del contenuto di una sua conversazione col dottor Emanuele Ricifari. Dichiarazioni, quelle riferite da Messina, da cui si evincerebbe che se solo la macchina organizzativa fosse stata più celere, in un rapporto di maggio collaborazione da parte dell'amministrazione comunale con le forze dell'ordine, il momento della presentazione del piano di sicurezza (che arriva comunque sempre pochi giorni prima di qualsiasi manifestazione) sarebbe stato il frutto di questa collaborazione, e il Carnevale si sarebbe potuto fare anche in centro storico. Ma in assenza di condizioni di sicurezza soddisfacenti, e di fronte ad un piano di sicurezza che in estrema sintesi non sarebbe stato concordato dall'organizzazione con la polizia di Stato, il questore non poteva che opporre un diniego. Infine, a proposito del futuro, Messina ha riferito che il questore Ricifari gli ha detto che è evidente che rispettando una tempistica, e mettendosi a lavorare per tempo, è chiaro che è possibile fare svolgere la manifestazione in centro storico nel rispetto delle norme di sicurezza.
Fabio Termine, respingendo l'accusa di ritardi organizzativi, ha risposto piccato, polemizzando con Messina, riportando a sua volta il contenuto della sua conversazione con Ricifari: "Non so con quale questore abbia parlato il presidente del consiglio comunale, quello con cui ho parlato io mi ha detto che, con le modalità a tutti note, il Carnevale di Sciacca in centro storico non si sarebbe potuto fare". Ha dunque aggiunto, il sindaco, che per quanto lo riguardava il rapporto con le forze dell'ordine è stato continuo, e che le soluzioni prospettate rispetto alle varie prescrizioni stabilite sono state regolarmente bocciate, compresa quella che avrebbe potuto prevedere la presenza di un modulo anti incendio tra un carro e l'altro durante la sfilata. Insomma: la questura non avrebbe autorizzato la sfilata dei carri allegorici (ribadita la criticità del divieto di transito davanti al carcere). Termine ha poi concluso evidenziando di avere tentato fino alla fine di aderire alle prescrizioni fino a quando, a pochi giorni dalla festa, si è compreso definitivamente che in centro storico tutt'al più sarebbe stato un carnevale senza sfilate dei carri ma solo dei gruppi, mentre sarebbe stata possibile (quella sì) solo la loro esposizione statica come un museo a cielo aperto.
Ne è scaturito un dibattito tra coalizione di governo e opposizione. L'accusa a Fabio Termine è stata quella di non avere saputo gestire i rapporti con la questura, di avere prediletto le comunicazioni stampa al rispetto istituzionale dovuto al consiglio comunale, di avere sostanzialmente fallito sul Carnevale. Calogero Bono ha detto che il sindaco ha trasferito la festa alla Perriera subendo le presunte pressioni in questa direzione della Meridiana Eventi. A difendere l'amministrazione i consiglieri Modica e Curreri, che hanno evidenziato come perfino a Torino, dopo la tragedia di piazza San Carlo, non vengono più autorizzate manifestazioni che prevedano assembramenti nelle piazze. Giuseppe Ambrogio ha detto ai colleghi dei banchi opposti: "State riuscendo a polemizzare su una festa che invece è riuscita benissimo".