e 194 infermieri da parte dell'ASP di Agrigento, rappresenta certamente una buona notizia che fa ben sperare anche per l'assunzione a tempo indeterminato di altre figure professionali, tanto indispensabili per garantire livelli essenziali di assistenza sanitaria nel nostro territorio, considerato che tuttavia bisogna fare i conti con un buco di circa 2000 unità in dotazione organica. E’ quanto dichiara il Cartello Sociale della provincia di Agrigento che il mese scorso ha portato in piazza quasi tremila persone a difesa della sanità pubblica. Ci saremmo aspettati, aggiungono, un gesto spontaneo da parte del commissario straordinario dell'ASP per provocare un incontro nel quale fare il punto della situazione sui livelli dell'assistenza sanitaria in provincia.
Il confronto , evidenzia il Cartello Sociale, potrebbe essere utile e proficuo per dirimere questioni rilevanti sulla sanità nel territorio agrigentino e, in tale ottica, viene dichiarata la disponibilità a sedersi attorno ad un tavolo con i vertici dell’ASP. Le problematiche del territorio agrigentino, con particolare riferimento alla carenza di personale negli ospedali, sono state riprese anche dal capogruppo del Pd all’Ars Michele Catanzaro che paragona il commissario Mario Zappia ad un “prestigiatore”. Per garantire l'ottimale funzionamento delle unità operative dei cinque presidi ospedalieri presenti nel territorio, dice il capogruppo del Pd, firma ordini di servizio che attivano una mobilità di personale che non tiene conto delle strutture che sorgono in zone dove con l'estate la popolazione residente aumenta in modo considerevole.Tutto ciò – aggiunge Catanzaro - determina disservizi e mette in cattiva luce gli stessi commissari Asp, costretti spesso ad arrampicarsi sugli specchi ed a rilasciare dichiarazioni colorite pur di difendere il proprio operato e quello di un indifendibile governo regionale, sul quale in realtà ricadono le maggiori responsabilità. Ed è al governo regionale che il deputato saccense chiede di ntervenire con forza invece di limitarsi a partecipare ai tagli del nastro nelle strutture delle città metropolitane, dimenticandosi che nelle periferie ci sono ospedali e presidi ambulatoriali senza personale e senza attrezzature.