A cui vanno ad aggiungersi altre 466 mila persone che nella loro città di residenza hanno a disposizione una sola banca. A rivelarlo è uno studio della First Cisl, elaborato dalla Fondazione Fiba che, spiega in una nota, fornisce numeri definiti "impietosi, rivelatori di un processo di autentica desertificazione bancaria”. Una tendenza diffusa in tutta Italia, dove oggi 4,2 milioni di cittadini vivono in località senza più filiali o agenzie.
Una situazione critica che riguarda anche le imprese. In Italia sono 249 mila quelle che hanno la loro sede in comuni senza almeno uno sportello. Diciottomila le aziende siciliane che operano in località senza alcuna banca, mentre altre 25 mila sono servite da appena una sola dipendenza. Lo studio di First Cisl rivela anche che dal 2015 a oggi, la progressiva politica del ridimensionamento della rete commerciale bancaria ha fatto salire al 19 per cento i comuni siciliani che non hanno più alcuna assistenza.
Negli ultimi 12 mesi nell’isola il numero di sportelli chiusi è aumentato del 16%. Ma è dal 2015 che la tendenza è quella delle continue soppressioni delle sedi bancarie. In 8 anni i comuni senza più almeno uno sportello sono aumentati di oltre il 70%.
Una situazione che preoccupa le rappresentanze sindacali dei lavoratori. In Sicilia oggi ci sono 23 sportelli bancari ogni 100 mila abitanti. Condizione questa che vede l’isola ben al di sotto della media nazionale (36 ogni 100 mila abitanti)
Naturalmente le località senza più agenzie o filiali sono le più piccole. E, tra queste, il comune siciliano più popoloso completamente sprovvisto di un istituto di credito in paese è Aci Sant’Antonio, nel Catanese, malgrado conti 18 mila abitanti. Seguono Santa Flavia e Altavilla Milicia, nel Palermitano, e il neonato comune di Misiliscemi, in provincia di Trapani.
Anche la classifica dei comuni dove il numero di agenzie o filiali si è ridotto ad appena uno sportello vede al primo posto una località della provincia di Catania, nella fattispecie Aci Catena, che ha 28 mila abitanti. La provincia più fortunata, dove le banche hanno chiuso meno sportelli, è quella di Ragusa. La lista dei territori provinciali con il più alto numero di comuni privi di istituti di credito è capeggiata dal Messinese. Seguono Enna, Palermo, Agrigento, Catania. Lo studio indica anche come il ricorso alle operazioni da casa, attraverso l’internet banking, in Sicilia sia tra i più bassi: a farne uso è appena il 33% degli utenti. E anche in questo caso la Sicilia occupa gli ultimi posti.
Un disimpegno delle banche che, secondo First Cisl, procede senza interruzioni. “Nella nostra regione – dice Fabrizio Greco, segretario regionale First Cisl - il quadro è fosco, e sconta la lunga stagione di fusioni e incorporazioni e la rincorsa al gigantismo bancario, che ha portato le prime cinque banche del Paese a controllare il 50 per cento del mercato nazionale. Da un punto di vista occupazionale - dice ancora Greco - la Sicilia ha perso posti di lavoro, e qui è cresciuta la mobilità, che incide negativamente sull’economia delle famiglie dei lavoratori”. Greco annuncia il massimo impegno da parte del sindacato: “Il Pnrr – conclude - può invertire la tendenza a chiudere, perché l’inclusione sociale è uno degli obiettivi del piano”. Per il segretario generale della Cisl Sicilia Sebastiano Cappuccio “la desertificazione bancaria non pone soltanto problemi logistici ma anche di sviluppo economico. La Sicilia – dice - deve sfruttare al meglio le risorse comunitarie ma ha anche la necessità che i progetti siano finanziati da capitale privato. La banca assume quindi un importante ruolo di puntello e servizio, sostenendo, con la concessione del credito, iniziative che possono far da traino alla ripresa economica regionale e all’incremento dell’occupazione”.