È chiaro che la sicurezza totale non esiste. Esiste però la riduzione del rischio". Sono queste le parole pronunciate dal prefetto di Agrigento Filippo Romano all'interno di un'intervista da lui rilasciata al collega Giuseppe Pantano e pubblicata da Risoluto.it. Un intervento, quello dell'esponente del governo in provincia, che si inserisce a pieno titolo nel dibattito in corso a Sciacca, dopo le recenti vicende che, in successione, hanno registrato difficoltà, e perfino qualche tensione tra amministrazione comunale e commissariato di polizia, rispetto alla questione di quei piani di sicurezza, dal Carnevale in poi che, stando a quanto si apprende, hanno messo a rischio perfino l'ok alla processione della Madonna del Soccorso. Sono sembrate chiare, in tale direzione, alcune delle affermazioni fatte dallo stesso arciprete dal balcone della Casa museo Scaglione prima che la Vara rientrasse in basilica.
Fabio Termine dal canto suo ha già chiesto al prefetto di essere ricevuto. Ritiene, evidentemente, che sia arrivato il momento di individuare un punto di mediazione all'interno di interlocuzioni che si sono rivelate oggettivamente difficili, e che evidentemente si sono trasformate anche in argomento di scontro politico, con l'opposizione che, più o meno esplicitamente, ritiene che un sindaco più autorevole riuscirebbe a superare i problemi sollevati dalla polizia di Stato, e con la coalizione che sostiene l'amministrazione che, di contro, ha replicato parlando di sciacallaggio politico.
"In Sicilia le autorizzazioni per gli eventi le danno le forze di polizia, nel resto d'Italia le danno i sindaci", ha chiarito il prefetto. Il quale ha poi ricordato che le documentazioni necessarie affinché i piani di sicurezza vengano approvati vanno date il più possibile in anticipo. Ma ha anche aggiunto, Filippo Romano, che quando manca la tempestività questo fatto non significa che la colpa sia dei sindaci. "Gli organizzatori spesso si dividono su moltissimi eventi estivi, e quindi corrono, e purtroppo - ha aggiunto il prefetto - "questa cultura della sicurezza ancora sta scontando un certo ritardo, bisogna tenerne conto ma con la moderazione che il nostro dovere ci impone. Ma io sono a disposizione dei sindaci", ha detto Romano. Che ha formulato un'ipotesi di lavoro specifica: ovverosia che per alcuni singoli eventi si possa riunire, "per discuterne serenamente" - queste le sue testuali parole - il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, per poi spostare la questione sui rapporti tra i sindaci e la questura.
Dichiarazioni, quelle del prefetto Romano, che dall'invito alla moderazione, ad una disponibilità offerta ai sindaci, assumono indubbiamente un certo significato. Una disponibilità che, soprattutto in questa fase, forse (e senza volere forzare alcun concetto espresso) appare oggettivamente interpretabile come un elemento aggiuntivo al dovere d'ufficio di un prefetto. Gli eventi in generale sono pericolosi. Va riconosciuto che, alla luce delle ultime misure di sicurezza in qualche caso blindate, difficilmente a Sciacca si sarebbe verificata la tragedia di Militello, dove un tubo sparacoriandoli durante la festa del patrono ha ucciso un sessantacinquenne e ferito gravemente la moglie. È da ribadire anche, però, che lo spettacolo musicale del Bilboa Vertical Tour di Radio Deejay alla Foggia è stato interrotto non per mancanza di sicurezza dell'evento, perché quelle autorizzazioni c'erano tutte, ma solo perché mancava il certificato che autorizzava la diffusione della musica in spiaggia. Una questione che forse, si sostiene da diverse parti, poteva essere sanzionata con una multa.
Il tema è caldo, e sicuramente, si continuerà a parlarne. L'intervista del prefetto Marino sembra un invito piuttosto inequivocabile ad abbassare i toni e l'impegno ad intervenire per partecipare all'individuazione di tutte le soluzioni possibili perché l'organizzazione di un evento (una città come Sciacca ne ha bisogno come il pane) non si trasformi tutte le volte in un incubo.