colui a cui non piace la nuova governance del Commissariato nazionale per l'emergenza depurazione. La nomina di Fabio Fatuzzo a capo, e quella di Toto Cordaro e Antonino Daffinà a suoi vice, è diventato argomento di scontro all'interno dello schieramento di centrodestra. Ad accendere le polveri è stato il governatore della Sicilia, che senza mezzi termini ha accusato i nominati dal governo Meloni di incompetenza, tessendo le lodi nei confronti del commissario uscente Maurizio Giugni, docente di ingegneria idraulica e quindi l'uomo giusto al posto giusto.
Nomine che hanno l'avallo di Fratelli d'Italia, che con il coordinatore regionale Salvo Pogliese ha tessuto le lodi di Fatuzzo. Ma la questione evidentemente rileva dal punto di vista di una scelta autonoma, senza il coinvolgimento degli altri partiti. E a mettersi dalla parte di Schifani è oggi il capogruppo della Dc all'Ars Carmelo Pace, che riconosce al governatore rispetto degli alleati, evidenziando (tra le righe) che questo metodo dovrebbe essere patrimonio di tutti i partiti della coalizione, nel tentativo di rendere la coalizione unita anche nell'individuazione di figure competenti ed idonee a ricoprire ruoli strategici per migliorare la nostra terra.
Che sulla nuova governance dell'ufficio del commissario nazionale per l'emergenza depurazione ci sia malcontento è rivelato anche dalla presa di posizione della Lega Salvini Premier della Sicilia, che si dice perplessa per un incarico che richiede una particolare competenza tecnica, posto che la struttura svolge un’attività tecnico - amministrativa estremamente delicata. L'auspicio dei salviniani è che il Governo faccia un passo indietro e riveda le sue decisioni, evidentemente concertandole con il resto della coalizione.
Ma per il capogruppo del Pd all'Ars Michele Catanzaro “Schifani si ricorda dei problemi dei siciliani solo quando non è lui a fare una nomina". "Peccato - dice - che la sua presa di distanza dalle nomine di ieri non sia stata preceduta da un'altrettanto necessaria presa di distanza dall'immobilismo del governo nazionale del suo stesso colore politico che, impegnato a calcolare bene le sorti anche di questa poltrona di sottogoverno, ha bloccato per mesi opere per la depurazione dell’acqua e cantieri di reti fognarie in tutta l’isola. Lo abbiamo detto fin dalla campagna elettorale, a questa destra interessa solo spartirsi il potere, più che risolvere i problemi dei siciliani”.
Diciamoci la verità: adesso il timore è che queste polemiche rallentino ulteriormente lo sblocco dei cantieri in corso. Due dei quali riguardano Sciacca, altri riguardano Agrigento, Ribera, Marsala, Castelvetrano e altri comuni ancora. Non dimenticando che l'Italia paga 80 mila euro al giorno di sanzioni all'Unione Europea per i ritardi sugli impianti fognari e depurativi. A Sciacca il tema è al centro dell'attenzione non solo per le polemiche politiche, ma anche perché l'impresa appaltatrice non riceve piu' un centesimo dal 31 maggio e per fine settembre ha annunciato che bloccherà i lavori in corso. Speriamo che a Roma la presidente Meloni riesca al piu' presto a far fare pace ai partiti che la sostengono, altrimenti le conseguenze ai danni dei territori saranno devastanti.