a seguito delle ordinanze firmate dall’allora sindaco Carmelo Pace, su provvedimento disposto dalla Procura della Repubblica di Sciacca. L’esito dei carotaggi era stato chiaro. Le palazzine andavano demolite perché costruite con cemento depotenziato e, quindi, non sicure. Sessanta famiglie nel 2012 si ritrovarono a dover lasciare la casa. Il comune di Ribera non le ha mai abbandonate, garantendo loro un contributo alle spese mensili di affitto, che pure ha gravato sul bilancio dell’ente. I fondi per la demolizione e ricostruzione delle palazzine arrivarono in tempi relativamente brevi. I primi 3 milioni di euro furono finanziati dal governo guidato da Raffaele Lombardo, poi la giunta regionale con a capo Rosario Crocetta aggiunse gli altri 9 milioni necessari.
L’ottimismo iniziale legato al finanziamento ha però immediatamente lasciato spazio alla delusione e in diverse circostanze alla rabbia delle famiglie interessate.
I tempi per l’espletamento della gara di appalto sono stati definiti biblici. Basti pensare che dalle ordinanze di sgombero del 2012 si è arrivati alla demolizione degli alloggi soltanto nell’agosto del 2019. Si sono resi necessari sette anni per definire l’iter del finanziamento, il progetto, ma soprattutto per affidare i lavori. Un appalto da record in questi termini era stato definito a livello regionale. Nel frattempo l’area di Largo Martiri di via Fani era diventata il rifugio di extracomunitari e senzatetto, interessata da diversi incendi ed episodi di cronaca, che hanno ripetutamente richiesto l’intervento delle forze dell’ordine.
Nel 2019, dunque, erano arrivate le ruspe ed erano state abbattute le dieci palazzine costruite con il cemento depotenziato per arrivare a costruire nuovi e sicuri alloggi, ma anche questa fase è andata oltre ogni previsione. Basti pensare che la consegna era prevista per settembre dello scorso anno e, invece, soltanto domani si procederà alla consegna delle chiavi dei nuovi appartamenti a proprietari ed assegnatari che per 11 anni hanno seguito passo passo tutto il lungo e tormentato iter che ha portato alla realizzazione delle nuove palazzine. Hanno alternato ottimismo e fiducia a momenti di grande sconforto e di proteste, alcune anche eclatanti. Tra i 60 nuclei familiari che 11 anni fa hanno dovuto lasciare la propria casa ci sono persone decedute, saranno i loro eredi ad occupare i nuovi alloggi. Anche la fase della verifica dei requisiti necessari all’assegnazione è stata piuttosto complessa, nonostante il procollo siglato già nel 2013 tra comune di Ribera e Iacp di Agrigento.
Sul piano politico amministrativo è stato il sindaco Carmelo Pace a vivere in pieno la problematica delle case popolari. Per otto anni ha ripetutamente sollecitato la Regione e l’Istituto Case Popolari a far presto, al tempo stesso subendo le proteste di proprietari e assegnatari. Poi nel 2020 quando già era iniziata la ricostruzione, la vicenda degli alloggi di Largo Martiri è passata nelle mani dell’attuale sindaco Matteo Ruvolo.
Ci saranno entrambi, domani mattina, alla consegna delle chiavi dei nuovi alloggi di Largo Martiri di via Fani.