tra i quali ci sono anche quelli riguardanti il secondo stralcio del Parf e il completamento del depuratore comuneel di Sciacca. Il capo uscente dell'ufficio del Commissario unico per la Depurazione Maurizio Giugni ha reso noto il bilancio della sua attività, al termine di un percorso che è tornato sotto i riflettori a seguito delle nuove nomine operate dal governo nazionale e che, come è noto, sono oggetto di polemiche all'interno dello stesso centrodestra, con l'accusa al partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni di avere fatto terra bruciata attorno ai possibili appetiti dei partiti alleati, Lega e Forza Italia, a cui non piacciono né il successore di Giugni (Fabio Fatuzzo) né i suoi vice (Toto Cordaro e Antonino Daffinà, che sono subentrati a Riccardo Costanza e Stefano Vaccari). Ha eccepito perfino sulla competenza dei nuovi nomi il presidente della Regione Renato Schifani di Forza Italia, mentre l'uomo su cui la Lega Salvini Premier aveva puntato, Ciro Gallo, ha già fatto sapere che intende denunciare tutti.
Naturalmente Giugni, professore di Costruzini idrauliche all'università Federico II di Napoli, non parla di queste diatribe politiche. Ha sentito il bisogno, tuttavia, di chiarire il lavoro che lascia in eredità, anche se la sua sostituzione è avvenuta in ritardo sui tempi, al punto tale che i cantieri in corso rischiano di fermarsi perché le imprese appaltatrici da fine maggio non ricevono più i finanziamenti per gli stati di avanzamento dei lavori. Si apprende così che dal 2020 ad oggi la struttura commissariale ha speso per la Sicilia 250 dei 700 milioni di euro previsti. Ed è proprio la Sicilia la regione dove si trova la maggior parte dei probelmi nella depurazione delle acque reflue. Problema che è alla base della procedura di infrazione inflitta dall’Unione europea all’Italia, che costringe il Paese a pagare una multa di 80 mila euro al giorno.
Tra i cantieri aperti in Sicilia Maurizio Giugni ha citato pubblicamente quelli del collettore sud orientale di Palermo e dell’adeguamento e potenziamento dei depuratori del capoluogo siciliano, Castelvetrano, Gela, Furnari, Patti, Campobello di Mazara e Sciacca, oltre che dei nuovi impianti di depurazione rispettivamente ad Agrigento e a Favara. In elenco anche numerose reti fognarie come quelle di Agrigento, Palermo, Porto Empedocle, Mazara del Vallo, Marsala, Sciacca e Ribera. Tutte opere rimaste nel limbo, in attesa che la struttura commissariale potesse tornare ad avere un capo, con le ultime allarmanti notizie riguardanti Sciacca, dove la ditta aveva annunciato che il 30 settembre si sarebbe fermata. Vedremo cosa accadrà. Giugni si è detto soddisfatto per la conclusione del suo mandato, parlando di risultati concreti, frutto - ha detto - di un grande lavoro di squadra che ha permesso la definizione di tante importanti opere a servizio dei territori e l’avvio di molti cantieri indispensabili per una corretta gestione ambientale delle acque reflue”, dice Giugni che augura buon lavoro ai successori.