del Pronto soccorso di Agrigento per il dottore Giuseppe Caramanno, già direttore della Cardiologia del "San Giovanni di Dio". Un incarico che Mario Zappia gli aveva conferito lo scorso 28 luglio per provare a dare una risposta immediata ai gravissimi problemi gestionali ed organizzativi (che lo stesso commissrio dell'Asp aveva ammesso) che in quel periodo stavano interessando l'area di emergenza del nosocomio agrigentino. Contesto nel quale si inserì la nomina del dottore Giuseppe Spallino, che si sarebbe dovuto trasferire dal "Fratelli Parlapiano" di Ribera ma che, di fronte al nuovo incarico, preferì rinunciare. Ma per come fu presentata, con tanto di conferenza stampa, si pensava che l'incarico dato al dottore Caramanno fosse definitivo e soprattutto risolutivo. Oggi si scopre che non è così, perché nelle scorse ore Zappia ha nominato come nuovo primario il dottore Ignazio Galizia, che era già primario ma del Pronto soccorso di Sciacca e che, di conseguenza, adesso dovrà sovrintendere al funzionamento anche dell'altro Pronto soccorso più importante della provincia, quello del comune capoluogo.
Una vicenda che conferma ancora una volta le gravissime criticità di organico in seno all'Asp di Agrigento. La mancanza di medici costringe evidentemente il management a spostare le pedine disponibili, con la conseguenza però che inevitabilmente restano vuote diverse caselle. La nomina del primario del pronto soccorso di Sciacca per andare a coprire lo stesso incarico ad Agrigento è la dimostrazione plastica di come continui ad essere complicatissimo gestire servizi sanitari essenziali nei confronti della collettività. Il doppio incarico nei confronti di Galizia viene commentato con stupore dal portavoce del Comitato civico per la Sanità Ignazio Cucchiara, che parla di decisione assurda: "Non si capisce quale sia il criterio di questa scelta, soprattutto alla luce dell'estrema precarietà in cui versa l'area di emergenza dell'ospedale di Sciacca. Vogliamo conoscere le motivazioni di questa decisione, e ci domandiamo perché, piuttosto che ricorrere al primario del pronto soccorso di Sciacca, il commissario Zappia non abbia ritenuto di fare ricorso ai medici dei pronto soccorsi di Licata o di Canicattì".
Vicenda su cui interviene anche l'associazione "Orazio Capurro", che conduce da mesi una campagna in favore del ritorno dell'ospedale di Sciacca alla funzione di azienda ospedaliera autonoma. Cosa che Il presidente Alessandro Capurro fa anche oggi, definendo la nomina del dottore Galizia a primario dell'ospedale di Agrigento "un fatto gravissimo che va stigmatizzato. Il dottore Galizia non si tocca - aggiunge Capurro - e non si può pensare che si debba dividere tra due ospedali così distanti, entrambi Dea di primo livello". Capurro che poi elenca tutte le criticità del Giovanni Paolo II: dalla mancanza di Neurologia e Stroke Unit alla necessità di medici all'interno di reparti dove la carenza mette a rischio attività ambulatoriali, degenza e ricoveri, a partire dalla crisi in cui versano Ortopedia e Urologia, ricordando anche la necessità di un nuovo direttore sanitario, ruolo al momento ricoperto (anche qui con un doppio incarico) dall'attuale primario di Cardiologia Ennio Ciotta.
Situazione dunque assai critica, quella in cui versa l'ospedale di Sciacca, dove nelle scorse ore sarebbe stata trasferita al Sert di Ribera la psicologa che operava nell'equipe del reparto di Oncologia. Servizio sospeso da circa un mese, mentre grazie ai volontari continua ad operare il servizio di nutrizione clinica. Situazione critica che per le associazioni civiche non può continuare a sobbarcarsi le necessità di tutti i 5 ospedali della provincia. Non tralasciando il fatto che tra Sciacca e Ribera si costringe quasi con la forza a far funzionare due reparti di Medicina, con il risultato che non funzionano bene né l'uno, né l'altro. La parlamentare Margherita La Rocca Ruvolo ha espresso solidarietà ai cittadini che lamentano i disservizi. L'ultima di loro la signora Angela Sclafani, che ha reso pubblica una lettera indirizzata a Mario Zappia in cui, oltre alla situazione critica del Pronto soccorso, denuncia la condizione del reparto di Urologia dove il primario, il dottor Michele Barbera, è costretto a fare tutto da solo: visitare, operare e perfino spingere le carrozzelle degli ammalati.