con i suoi prezzi assurdi, danneggia i siciliani e chi vuole raggiungere la nostra terra. Siamo certi che il governo nazionale terrà il punto, facendo lo propria parte. Anche noi faremo di tutto perché nuovi vettori possano raggiungere la Sicilia". Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, replicando alle dichiarazioni dell’amministratore delegato di Ryanair, Michael O'Leary che ha annunciato il taglio del 10% nei collegamenti con l'isola, reazione contro il decreto del governo nazionale contro il caro voli.
Ryanair taglia le rotte da e per gli aeroporti siciliani, EasyJet risponde sfidando l'Esecutivo e alzando i prezzi. Anche dalle parti dell'altra compagnia low cost Wizz Air si definisce il decreto del governo "illegale e sbagliato". Il simbolo della protesta, dove le compagnie low cost sono (non a caso) unite, è Michael O'Leary, il numero uno di Ryanair, che recentemente si è beccato due torte in faccia a Bruxelles da due attivisti per il clima mentre era davanti al palazzo della Commissione Europea per protestare contro i ripetuti scioperi dei controllori del traffico aereo nell'Ue. Il taglio dei collegamenti più discusso sta riguardando Sardegna e Sicilia, ma la compagnia irlandese sta tagliando diverse altre rotte cosiddette 'minori' sul territorio nazionale.
"Il Governo purtroppo rimarrà deluso quando scoprirà che l'effetto di questo decreto sarà di avere trascinato mercato e consumatori indietro di decenni, quando volare era un privilegio per pochi", ha avvertito la compagnia britannica. L'annuncio di Ryanair ha innescato la reazione dei sindacati e dei consumatori.
La Cgil parla di una scelta "inaccettabile", per il sindacato di categoria Filt Cgil si "mina un settore già fortemente in difficoltà", per la Uiltrasporti si tratta di un "inaccettabile ricatto". L'Unione Nazionale Consumatori invita il governo e il Parlamento "a non cedere". Ma cosa prevede in teoria il decreto voli? Il governo ha ritenuto di dovere intervenire per tutelare gli utenti limitando le pratiche commerciali che sfruttano i picchi di domanda (i prezzi più alti nei momenti di concentrazione delle prenotazioni). Il problema è che nel mese di maggio 2023 l’incremento registrato dal Garante per la sorveglianza dei prezzi è stato fino al 43,9 per cento per i voli nazionali, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Valore registrato salito al 70 per cento se si considerano le rotte verso Sicilia e Sardegna e, come riportato nella relazione illustrativa al decreto Omnibus, in alcuni casi in cui il prezzo medio dei biglietti aerei venduti a ridosso della partenza è risultato maggiore almeno sette volte rispetto a quelli venduti più di una settimana prima della partenza. Dati che il capo di Ryanair ha definito "spazzatura".
La questione rileva dal punto di vista della polemica politica. Il capogruppo del Pd all'Ars Michele Catanzaro ha già denunciato che il risultato della battaglia contro il caro voli di Schifani è una diminuzione delle tratte aeree e l’aumento del costo dei biglietti. “Insomma – aggiunge Catanzaro - siamo di fronte all’ennesimo pasticcio del governo nazionale e a pagare il prezzo più alto rischia di essere ancora una volta la Sicilia. Sul tema del caro-voli non bastano gli slogan e gli annunci di facciata: il presidente della Regione si confronti con tutto il parlamento per avviare, al di là degli schieramenti e dei colori politici, le iniziative necessarie a tutelare i siciliani di fronte alle scelte del governo Meloni che non fanno altro che aumentare la distanza tra la nostra isola ed il resto d’Italia”.