state trasmesse da mesi al Consiglio Comunale e sono state inserite all’ordine del giorno della seduta già convocata per il 27 settembre prossimo.
Modifiche che mirano a prevedere nuove location rispetto all’unica fino ad oggi offerta agli sposi che scelgono il rito civile, ossia il palazzo municipale.
Rito civile che, con le novità che si intendono apportare, potrebbe essere celebrato anche al Museo del Carnevale, ma soprattutto in edifici privati di particolare pregio storico-architettonico e nelle strutture ricettive della città di Sciacca.
Ma andiamo con ordine. Secondo quanto previsto dall’articolo 106 del codice civile il matrimonio si celebra nelle case comunali. I locali individuati sono: la sala Blasco, l’atrio superiore e il Museo del Carnevale. La novità, come dicevamo è rappresentata dalla possibilità di coinvolgere nella celebrazione del rito civile anche i proprietari di palazzi storici e di pregio e i titolari delle strutture ricettive che potranno partecipare ad una manifestazione d’interesse per l’esercizio limitato alla funzione della celebrazione di matrimoni e unioni civili.
Gli sposi non dovranno più recarsi esclusivamente nel palazzo comunale per il rito civile e poi festeggiare in hotel o altre strutture private, potranno farlo direttamente nella location scelta. A tal proposito pare che il gruppo Mangia da tempo abbia inoltrato apposita richiesta e stia sollecitando adesso l’approvazione delle modifiche al regolamento in vigore.
Va specificato che chi sceglie di sposarsi in albergo o in un palazzo storico dovrà comunque corrispondere un contributo al comune di Sciacca. Il servizio dei riti civili all’esterno del palazzo comunale, specifica l’assessore Francesco Dimino, ha comunque un costo per l’ente che è quello del funzionario comunale ( il celebrante) così come quello dell’agente di polizia municipale che deve uscire il libro dei matrimoni dall’edificio.
Sposarsi in comune ha un costo, farlo in altra location ne ha uno ancor maggiore.
Le modifiche al regolamento prevedono, per questo aspetto, una tariffa che cambia anche in relazione ai giorni e agli orari scelti. All’atrio del comune, in sala Blasco o al Museo del Carnevale si parte da una tariffa base di 50 euro per i residenti e di 100 euro per i non residenti se il rito civile viene celebrato in orari di servizio (quelli in cui il comune è abitualmente aperto) per salire il sabato a 300 e 400 e la domenica ai 500 euro per residenti e 600 per non residenti.
Chi sceglie strutture ricettive dovrà comunque corrispondere al comune di Sciacca una tariffa che per i residenti varia da un minimo di 400 euro ad un massimo di 1500 euro e per i non residenti da 500 a 2000 euro, a seconda della classificazione della struttura. A questi importi vanno poi aggiunti quelli da corrispondere all’albergo o al proprietario dell’edificio in cui si è scelto di svolgere la cerimonia e la festa. Sembrano tariffe un tantino esagerate e pare che la stessa amministrazione comunale sia orientata a proporre un emendamento per ritoccarle, ovviamente al ribasso. Il matrimonio con rito civile in un edificio privato costerebbe 500 euro, 600 per i non residenti. Il calendario dei giorni e degli orari prevede comunque la celebrazione dei matrimoni civili dal lunedì alla domenica, dalle ore 10 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18. Sono escluse le festività, ma anche le giornate del carnevale e i giorni a ridosso delle consultazioni elettorali.
Modifiche, quelle proposte dall’amministrazione e dalla maggioranza, che chiaramente dovranno passare al vaglio dell’opposizione, che in aula Falcone-Borsellino ha i numeri a favore. Non è detto, dunque, che le tariffe previste, così come la volontà di consentire l’utilizzo di strutture private vadano in porto così come sono state elaborate. Potrebbe poi essere questa l’occasione per regolamentare l’utilizzo dei famosi tappeti di Dolce e Gabbana a fronte delle polemiche politiche che si sono registrate proprio nel corso di questa estate, dalla vicenda dello spettacolo di Salvatore Monte in località Muciare ( poi saltato) all’impiego per altri fini. A seguito di apposita richiesta del Presidente del Consiglio Comunale Ignazio Messina, si è appreso dal dirigente comunale che uno dei tappeti è stato adoperato per una festa di matrimonio in una struttura ricettiva semplicemente perché era stata fatta richiesta dall’interessato e nulla impediva che venisse accolta. Magari è il caso di stabilire qualche regola sul loro utilizzo. Il rischio, altrimenti, è quello di dovere soddisfare tutte le altre eventuali e disparate richieste e veder viaggiare i tappeti da una festa all’altra. O forse sarebbe meglio così, piuttosto che lasciarli a prendere polvere nei depositi comunali?