Rischia di essere questa la conseguenza del decreto firmato dall'assessore regionale alla Pesca Luca Sammartino, che ha stabilito l'interruzione temporanea obbligatoria delle attività di pesca per 30 giorni consecutivi, nell’arco di tempo compreso tra l’1 ed il 30 ottobre 2023, per le unità autorizzate all’esercizio dell’attività di pesca.
L'obiettivo è sempre quello: garantire un idoneo equilibrio tra le risorse biologiche e l'attività di pesca. Traduzione: favorire il cosiddetto ripopolamento ittico.
Ma il provvedimento sta già facendo discutere. E giunge, peraltro, un anno dopo il pasticciaccio dello scorso anno, quando le flotte pescherecce siciliane osservarono per due turni il fermo biologico con risultato che, a sorpresa, uno dei due periodi non fu ritenuto valido dal ministero delle Politiche agricole (e, dunque, non remunerato), con la conseguenza che armatori e pescatori non ottennero alcun indennizzo.
Ma quella di quest'anno è una novità ancora più preoccupante, perché mentre in passato i periodi di fermo venivano scaglionati nel tempo e concedevano al comparto di potersi organizzare per evitare di concentrare il fermo biologico in un unico segmento temporale, quest'anno non sarà così. Perché non c'è alternativa allo stop per tutti dal primo al 31 ottobre. Un provvedimento che il governo della Regione ha recepito come direttiva del governo nazionale. Che, tuttavia, ha previsto differenze tra alcuni tratti del litorale ed altri in Italia, mentre in Sicilia non sarà così.
E dire che in materia di pesca, la Sicilia (regione a Statuto speciale) possiede poteri discrezionali specifici. E questo anche se sappiamo come questi si scontrino puntualmente con i provvedimenti piuttosto punitivi assunti a livello di Unione Europea. Dunque potrebbe esserci lo zampino dell'Unione Europea in questo fermo biologico indistinto per tutti e per tutte le flotte pescherecce siciliane.
E dire che la pesca, in un ambito come quello di Sciacca, tanto per dirne una, garantisce una percentuale di produzione interna lorda a due cifre. E se nessuno potrà andare a pescare dal primo al 31 ottobre, vorrà dire che per quel periodo il soddisfacimento della domanda potrà avvenire esclusivamente attraverso il pesce congelato. Si temono gravi conseguenze dal punto di vista commerciale, non solo per i rivenditori, ma anche evidentemente per gli stessi ristoranti.
Ma non finiscono qui le conseguenze di questo fermo tecnico indifferenziato: una realtà produttiva come quella di Sciacca rischia di ritrovarsi di fronte ad un'altra emergenza, quella dell'affollamento dei natanti della flotta saccense nei due soli cantieri navali che ci sono a Sciacca. Solitamente, infatti, il periodo di fermo biologico è quello durante il quale gli armatori sottopongono i loro natanti a manutenzione. Se il periodo è scaglionato e suddiviso non ci sono problemi. Ma nel caso di quest'anno si rischia una concentrazione dell'intera flotta (stiamo parlando di almeno una settantina di barche) che dovranno fare la fila per poter fare lavorare i meccanici dei cantieri saccensi. Una situazione di fronte alla quale cooperative e associazioni di pesca saccensi stanno cercando di studiare una iniziativa attraverso qualche mobilitazione. L'ennesima, in un settore, che non ha letteralmente pace.