nel cimitero della città dove era nato, il nome di Castelvetrano è tornato sotto i riflettori. C'è stato anche questo tra i motivi dell'iniziativa pubblica per ribadire l'estraneità della gran parte della comunità castelvetranese ai traffici del capomafia arrestato lo scorso 16 gennaio e morto di tumore dopo avere scontato pochi mesi di carcere al 41 bis, nell'iniziativa pubblica che è stata organizzata ieri mattina nella villa Falcone-Borsellino. Idea da apprezzare, naturalmente, nell'ottica di ribadire il proprio no alla mafia e alla sua cultura. Ma purtroppo la verità è che la società civile castelvetranese non ha garantito una partecipazione che potesse definirsi significativa, con grande rispetto naturalmente per chi invece c'era.
Il valore simbolico della manifestazione, che si è svolta non certo a caso nella villa intitolata ai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, si è scontrato ancora una volta con la dura realtà. C'era anche il sindaco di Campobello di Mazara Giuseppe Castiglione.