Consorzi di Bonifica, quella approvata dalla giunta regionale di governo il 29 giugno scorso. Si spera che sia la volta buona, dopo i tanti tentativi di riforma avviati ma mai giunti a completa attuazione, per mettere fine ad una gestione commissariale dei Consorzi che dura da oltre 30 anni. Terminata la fase della discusione in seno alla Commissione Attività Produttive, passerà all'esame della Commissione Bilancio per poi approdare in aula. E' il capogruppo della DC all'Ars, Carmelo Pace, a fare il punto della situazione.
La riforma è quella che prevede, al posto degli attuali tredici enti (gli undici consorzi “storici” ed i due consorzi della Sicilia occidentale e orientale), un nuovo assetto basato su quattro organismi corrispondenti a bacini idrografici omogenei: un assetto definito seguendo i confini naturali e non quelli amministrativi, secondo un principio concordato in sede di intesa fra Stato e Regioni fin dal 2008.
Una riforma assai attesa dal mondo agricolo siciliano che si pone l'obiettivo di favorire un uso più razionale dell'acqua per l'agricoltura, fondamentale per questo settore di eccellenza anche in considerazione dei cambiamenti climatici che ogni anno ormai causano repentini stravolgimenti atmosferici passando in breve tempo dalla siccità alle alluvioni, cioè da un'emergenza all'altra. Un settore che, a proposito di fenomeni atmosferici, deve già fare i conti con i primi danni, quelli provocati dalla violenta grandinata del 23 settembre scorso che ha colpito in particolare il comprensorio di Ribera e per i quali è già stato avviato l'iter per chiedere al governo regionale la dichiarazione dello stato di calamità naturale.