soprattutto l'ipotesi di un declassamento dell'ospedale di Sciacca da Dea di primo livello a ospedale di base, hanno generato grosse preoccupazioni tra politici, comitati, associazioni e semplici cittadini. La reazione istituzionale del territorio anche alle recenti preoccupanti novità palermitane è attesa per mercoledì pomeriggio, quando i sindaci del comprensorio che afferisce al "Giovanni Paolo II" terranno una conferenza stampa per ribadire la propria posizione fortemente critica nei confronti della stessa gestione manageriale dell'Asp di Agrigento. Conferenza stampa su cui oggi interviene oggi Giuseppe Catanzaro, consigliere comunale indipendente, che invita Fabio Termine a non fare tutto da solo e a coinvolgere prima i consiglieri comunali di Opposizione, che possono intervenire presso i loro referenti regionali di centrodestra per condividere la necessità che non si depotenzi l'ospedale di Sciacca. Oggi Margherita La Rocca Ruvolo torna a bocciare l'approdo di medici stranieri, soprattutto se - dice - "contemporaneamente altri medici che non vengono stabilizzati scelgono di andare via". La questione Oncologia è il simbolo di questo decadimento.
Questione, quella dell'Oncologia, che si è ridotta ad un solo medico, che oggi ha visto una quarantina di persone, tra pazienti e familiari, firmare una petizione inviata all'assessora Volo per rappresentare il proprio disagio fisico, psichico, familiare, morale ed economico. "Dopo il danno, il tumore, è arrivata la beffa, perché - scrivono - veniamo privati del diritto all'assistenza sanitaria". Viene evidenziato come, a fronte di un fabbisogno certificato di almeno 4 medici, oggi a Sciacca il servizio di Oncologia sia gestito da un solo medico. "Inaccettabile - scrivono i firmatari della petizione - che un servizio di grande valore, destinato a pazienti di particolare fragilità e vulnerabilità, venga trascurato e che non abbia la giusta attenzione".
L'ipotesi depotenziamento anche formale, rispetto al fatto che Sciacca è Dea di primo livello ma non è in grado di esercitare questa sua funzione, vede oggi l'associazione Orazio Capurro intervenire nuovamente rilanciando la necessità che il "Giovanni Paolo II" torni ad essere azienda ospedaliera come nel passato. "Solo così - secondo il presidente Alessandro Capurro - Sciacca potrebbe finalmente avere la Stroke Unit, mentre continuando a far parte dell'Asp di Agrigento ben poche iniziative di supporto proverranno in favore dell'ospedale di Sciacca". L'invito è a tutti i sindaci e presidenti del consiglio comunale del territorio a portare avanti questa proposta. La gestione è sempre quella che vede le mobilità imposte al poco personale disponibile (ricordiamo che oltre all'Oncologia da tempo anche l'Urologia ha un solo medico), con medici e chirurghi che devono far funzionare i reparti doppione di Chirurgia e Medicina tra Sciacca e Ribera, e con i ginecologi dell'ospedale di Sciacca costretti ad andare ad osservare turni all'ospedale di Licata.
Ed è una battaglia dentro la battaglia quella condotta dal Comitato Zona Disagiata di Ribera, che oggi ha espresso forti preoccupazioni sulla bozza di riordino del servizio sanitario. Comitato che definisce "un sopruso" questa proposta di modifica della legge regionale - osserva - perché rischia di ledere la dignità del malato. Paventano il pericolo che il depotenziamento dell'ospedale di Sciacca, così come degli altri, è pericoloso, pur prendendo atto che la separazione degli ospedali di Sciacca e Ribera non intralcerebbero il percorso di richiesta di riconoscimento di ospedale di zona disagiata e del suo piano di rifunzionalizzazione post-covid nella nuova rete ospedaliera. I componenti del Comitato Zona Disagiata ribadiscono che resteranno vigili, a tutela di un diritto alla salute ormai alla mercè dei privati, valuteremo eventuali ulteriori iniziative, e soprattutto non arretreremo di un millimetro per quanto riguarda la rifunzionalizzazione del presidio riberese attraverso il suo riconoscimento di ospedale di zona disagiata.