dell'esposto alla procura della Repubblica di Sciacca e a quella presso la Corte dei conti preparato dal Comitato civico per la Sanità per denunciare le carenze dell'ospedale di Sciacca. Un fronte che dunque scricchiola. Già ieri sera si erano affrettati a smentire di avere firmato i sindaci di Menfi, Cianciana e Lucca Sicula. Ma oggi a chiamarsi fuori, loro pur avendo firmato, sono anche gli amministratori di Burgio, Caltabellotta, Cattolica Eraclea, Montallegro, Sambuca di Sicilia, Santo Stefano Quisquina e Villafranca Sicula. "Abbiamo aderito perché ci era stato detto che si trattava di una richiesta alla Regione per risolvere i problemi, non di un esposto giudiziario", dicono. Aggiungendo che secondo loro prima di fare azioni legali bisogna interloquire con le istituzioni con spirito costruttivo.
Al momento (a meno che non arrivino altri passi indietro) i firmatari sono dunque una mezza dozzina. Il passo indietro così viene commentato oggi da Franco Giordano, coordinatore del comitato civico per la Sanità: "Se le cose che sono contenute nel documento sono vere non capisco perché questo passo indietro".
Quanto accaduto sembra un po' una specie di riprova, se ce ne fosse bisogno, di come il ruolo della rappresentanza civica alla fine si scontri con una certa realpolitik. Ma ciascuno ha il diritto di pensare che le interlocuzioni con la Regione prima o poi sortiscano qualche risultato. A capeggiare la protesta dunque, anche in sede giudiziaria, sono rimasti i sindaci di Sciacca e Montevago, e nell'esposto ci sono le firme degli amministratori di altri comuni, compresi Sambuca e Santa Margherita di Belice. In tutto questo è politicamente significativo il ruolo di Margherita La Rocca Ruvolo che, dall'interno della maggioranza che sostiene il governo Schifani, sta rivelando un ruolo politicamente sempre più scomodo.