per incontrare il capo del Governo Paolo Gentiloni. Al momento una cinquantina di comuni del Palermitano (ce n'è anche qualcuno della attigua provincia di Trapani) non sanno più dove conferire, dopo la crisi di Bellolampo e il “niet” opposto dalla discarica privata di Motta Sant'Anastasia per assenza di necessarie garanzie economiche. Gli autocompattatori non svuotano più, e ormai stanno letteralmente scoppiando. “Quello dei rifiuti – ha detto il Governatore - è un problema generale che riguarda l'intera isola, abbiamo le discariche ormai prive di disponibilità se non per altri sei o sette mesi, non abbiamo strutture, non abbiamo impianti di compostaggio. Tuttavia, i tempi non sono compatibili con le esigenze delle comunità amministrate". Al presidente del Consiglio Musumeci ha chiesto poteri speciali. Ma Palazzo Chigi ha chiesto un po' di tempo prima di decidere. La questione dovrà essere vagliata di concerto col ministero dell'Ambiente. La prospettiva è quella di trasferire i rifiuti altrove, o in altre regioni oppure addirittura all'estero. Si teme che con la prossima estate la Sicilia possa trasformarsi in una autentica discarica a cielo aperto. La Sicilia sconta un ritardo abissale in materia di disponibilità di impianti (sia discariche, sia centri di compostaggio) ma anche in ordine alla mancata affermazione, ad oggi, di una superiore cultura della raccolta differenziata. Non nascondendo un altro problema, quello che ha visto una battaglia aperta dei territori contro un sistema di inceneritori sostenibili dall'ambiente. Si è detto sempre di no, con la conseguenza che adesso chiederemo ai presidenti di altre regioni italiane di bruciare nei loro impianti i rifiuti che non vogliamo bruciare noi. Un'emergenza che naturalmente riguarda anche il territorio di Sciacca che, stante l'impossibilità di utilizzare l'impianto di Saraceno Salinella, continua a conferire la spazzatura alla discarica di Siculiana. Fino a quando questo sarà possibile è un vero e proprio mistero. Il rischio è che prima o poi le porte di quell'impianto tornino a chiudersi, con inevitabile ulteriore innalzamento dei costi di trasporto in altre discariche autorizzate, che come è noto sono per lo più ubicate nella Sicilia orientale. Eppure per Saraceno Salinella esiste un progetto, la vasca V5, che ha però un difetto colossale: costa troppo, ossia 21 milioni di euro. Ma la Regione in un modo o nell'altro questa emergenza deve pur fronteggiarla. Basterebbe la copertura finanziaria per assicurare a questo territorio un altro numero di anni consistente di relativa tranquillità, mentre nel frattempo si punterà sull'incremento e su una migliore organizzazione della raccolta differenziata. Ma nel frattempo Musumeci ha il problema di dover trovare qualcuno disponibile a ricevere i rifiuti della Sicilia. Un tema difficile e costoso, come dimostrano le bollette che giungono nelle case della gente e che, peraltro, non tutti pagano, come se la spazzatura fosse un problema solo di coloro che fanno regolarmente il loro dovere.