possono dunque tornare a sperare. Quanto detto ieri dal sindaco di Sambuca di Sicilia Giuseppe Cacioppo, annunciando la ripresa sin da questa mattina dei prelievi all'interno di una convenzione tra Arpa e Asp, con la collaborazione di Aica, indica evidentemente il tentativo di dare una risposta ad un comparto in grave sofferenza. Ad alimentare la speranza anche i risultati definiti dal primo cittadino sambucese "incoraggianti" di analisi specifiche che il comune di Sambuca aveva commissionato sotto Natale. L'indisponibilità di acqua a scopi irrigui, associata alla sostanziale siccità degli ultimi tempi, ha senz'altro dimezzato le coltivazioni di ortofrutta. I poderi situati tra Sciacca e la Valle del Belice, normalmente alimentati dall'acqua dell'Arancio, stanno scontando dunque gravissime conseguenze in termini di raccolto.
A peggiorare la situazione è stato anche lo stop all'utilizzo della linea di adduzione tra le dighe Garcia e Arancio, tuttora in manutenzione. Il tema della siccità, che preoccupa anche il versante riberese, con gravi conseguenze sugli agrumenti, ha visto nelle scorse ore l'assessore regionale Luca Sammartino annunciare un intervento sui sistemi di adduzione per incrementare la portata della diga Castello, andando così incontro in tal modo ad una specifica richiesta avanzata dal capogruppo della Dc all'Ars Carmelo Pace. Un vertice è stato convocato per domani alla presenza di rappresentanti del Consorzio di Bonifica, dell'Enel (che gestisce la diga Gammauta) e dell'Autorità di Bacino. Pace oggi ringrazia Sammartino per essersi attivato nella ricerca di una soluzione. "Sappiamo bene - dice l'ex sindaco di Ribera - che l'assenza di piogge è la principale causa della siccità, ma riteniamo sia indispensabile mettersi tutti attorno ad un tavolo per studiare una soluzione per tempo, provando a scongiurare tra qualche mese, con l'arrivo del caldo torrido, che le produzioni agricole subiscano notevoli danni".
La situazione dell'agricoltura, quella che ieri ha visto proteste di produttori a bordo dei propri trattori in tutta Italia, sconta anche il rapporto che è possibile definire pessimo, con l'Unione Europea, apertamente accusata di aiutare le multinazionali e di autorizzare i cibi sintetici danneggiando le piccole e medie imprese agricole. Unione Europea accusata anche di essere guerrafondaia, disponibile a spendere soldi per acquistare armamenti per i paesi in guerra piuttosto che aiutare chi lavora la terra, facendo tanti sacrifici. Ma chi pensasse che le proteste del mondo agricolo riguardino soltanto l'Italia si sbaglierebbe. Anche in Francia sono in corso proteste, anche in quel caso contro Bruxelles.
E a proposito di acqua per scopi irrigui, il mancato utilizzo dell'acqua del Lago Arancio ha riproposto ancora una volta anche la vertenza infinita del rapporto tra i contadini e il Consorzio di bonifica. Sullo sfondo i costi dell'acqua, schizzati in pochi anni da 25 euro ad 85 euro ad ettaro. Una vertenza che si inquadra all'interno di un sistema che non funziona, con consorzi ancora commissariati quando dovrebbero essere gestiti da rappresentanti degli stessi produttori. Probabilmente ad aggravare la situazione generale sono anche due fattori essenziali. Il primo: la parcellizzazione delle aziende, in un mercato che oggi chiede grossi soggetti produttivi. Situazione, questa, che mette in evidenza i limiti di un'impostazione dove le imprese agricole, piuttosto che fare sistema e consorziarsi, preferiscono in massima parte operare singolarmente, con tutte le conseguenze in termini di competitività che questo sistema produce; il secondo: la difficoltà delle organizzazioni professionali a condividere le proprie rivendicazioni e la mancanza di fiducia per il futuro, in un comparto dove sono sempre meno i giovani disponibili a lavorare nelle campagne.
I produttori agricoli sono persone abituate a lavorare, che non hanno paura dei sacrifici, ma che di questo passo continueranno a considerare sempre meno conveniente investire sui propri poderi, perché il rischio di non ricavarne nulla è sempre più elevato. Una vertenza, quella dell'agricoltura, che non può esaurirsi con l'ennesima manifestazione di protesta, ma che da qui deve muovere verso una prospettiva di innovazione e probabilmente di trasformazione di un'idea di gestione aziendale rimasta indietro a usi e tradizioni probabilmente superate.