di legge arriva finalmente all'esame dell'Assemblea Regionale Siciliana. Entro lunedì sera è possibile presentare gli emendamenti, martedì è prevista la discussione generale, mentre mercoledì 31 gennaio dovrebbe esserci il voto finale. I partiti, di maggioranza e di opposizione, dopo il certosino lavoro in Commissione, sono tutti d'accordo non soltanto per il ritorno degli enti, ma anche per l'elezione diretta da parte dei cittadini.
Gli elettori, insomma, saranno chiamati, come già avveniva in passato, a scegliere il proprio Presidente e Consiglieri Provinciali. Le elezioni potrebbero tenersi già a giugno e non è escluso l'accorpamento con le elezioni europee oppure in autunno. Al momento, ovviamente, resta tutto sub judice perché non è escluso che Roma e la Corte Costituzionale possa impugnare la norma e annullare tutto.
Per alcuni giuristi, infatti, il disegno di legge siciliano sarebbe illegittimo e inapplicabile e, anche nel caso in cui le elezioni dovessero tenersi, c'è la possibilità che vengano successivamente annullate con enorme spreco di denaro pubblico. La nuova legge, se approvata, andrebbe tuttora in contrasto con la cosiddetta legge nazionale Delrio che indiva elezioni di secondo livello e che il Parlamento non ha ancora abrogato. A quanto pare per la riforma nazionale ci vorrà tempo, quindi, nell'attesa, il ddl siciliano rischia, in questo momento, di essere impugnato.
In atto ci sarebbero delle trattative politiche importanti tra Stato e Regione posto che i partiti che compongono la maggioranza in Sicilia sono gli stessi che compongono la maggioranza a livello nazionale, ossia Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia e DC. Se tutto dovesse andare per il verso giusto e in attesa degli eventuali emendamenti, la legge prevede il ritorno delle Province con l'addio alla dicitura dei Liberi Consorzi. A livello elettorale verranno stabilite le quote rosa nelle liste con almeno un quarto delle candidature che sarà riservato alle donne e verrà prevista la doppia preferenza di genere come nei Comuni, insomma si potrà votare il nome di un uomo e una donna.
Il numero di consiglieri e assessori provinciali sarà stabilito a seconda del numero degli abitanti. Per la provincia di Agrigento che ha meno di 500 mila abitanti, i consiglieri previsti sarebbero 24 e gli assessori 7, nominati dal Presidente. Complessivamente, sono 316 le poltrone siciliane che dovranno essere assegnate. A Palermo, Messina e Catania, invece, resterebbe in vigore la dicitura di Città Metropolitane. Il Ddl affida alle nuove Province diverse funzioni: dall’organizzazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti a quella del servizio idrico integrato con l’individuazione di nove ambiti territoriali ottimali. Inoltre le future Province dovranno occuparsi anche di mobilità sostenibile, trasporto pubblico, manutenzione strade provinciali e riduzione dell’inquinamento atmosferico.
In bilancio regionale sono state già individuate le risorse economiche sia per indire le elezioni sia per le indennità di presidente, assessori e consiglieri provinciali. Si sente l'esigenza, dunque, di tornare ad avere un ente intermedio che possa fare da tramite tra Comuni e Regione e che possa lavorare in modo più capillare sui territori, molto spesso oggi abbandonati a se stessi.