è una delle crepe che si sono generate all'interno della maggioranza di centrodestra alla Regione. Il partito di Fratelli d'Italia è insoddisfatto delle scelte fatte. Anche se il motivo vero dell'insofferenza è la bocciatura, avvenuta con voto segreto, della norma salva ineleggibili, volta a sanare la posizione di almeno una dozzina di deputati tuttora in carica che hanno qualche pendenza con la legge. Schifani dunque ha un bel po' di gatte da pelare.
Che la scelta dei nuovi manager della Sanità fosse un affare complicato è rivelato dai ripetuti slittamenti dei mesi scorsi. Il segreto di Pulcinella della lottizzazione politica sta facendo da contraltare alla condizione drammatica in cui versano gli ospedali siciliani. Il nuovo direttore generale dell'Asp di Agrigento si chiama Giuseppe Capodieci, medico radiologo, che lascia il ruolo di primario dell'ospedale "Umberto I" di Siracusa. Negli equilibri partitici quello di Capodieci sarebbe il nome proposto da Forza Italia. Non è un mistero che a questa poltrona ambissero anche la Democrazia cristiana di Cuffaro, i Meloniani di Giusy Savarino, gli autonomisti di Roberto Di Mauro. Mario Zappia, in quota Dc, andrà a dirigere l'Asp di Enna. A Trapani arriva Ferdinando Croce, anche lui richiesto da Forza Italia, mentre a Caltanissetta arriva una nostra vecchia conoscenza, il dottor Salvatore Lucio Ficarra. Anche il suo nome nel mosaico di quelli proposti dai berlusconiani. Restano fuori dai giochi, almeno in questa tornata, Alessandro Mazzara e l'ex commissario covid Alberto Firenze.
Ad Agrigento dunque si ricomincia daccapo con un nuovo direttore generale. Che, evidentemente, avrà bisogno del suo tempo per avere un quadro generale della situazione. Non gli sarà difficile accorgersi che il Dea di primo livello di Sciacca, tra i tanti problemi che ha, non ha ancora i neurologi necessari a far funzionare la Stroke unit. Vedremo cosa accadrà. Nel frattempo Mario Zappia oggi ha salutato i giornalisti con una nota di ringraziamento, definendo il suo periodo agrigentino "anni di grande lavoro, entusiasmo e operosità, connotati da molteplici situazioni, con l'emergenza Covid su tutto.
Oggi il capogruppo del Pd all'Ars Michele Catanzaro ha presentato un'interrogazione parlamentare denunciando il caso dell'Oncologia del "Giovanni Paolo II": "Al governo di Centrodestra - dice - interessano poco i problemi quotidiani dei cittadini. Abbiamo assistito al teatrino delle nomine dei direttori Asp mentre in molti ospedali, come quello di Sciacca, reparti importanti rischiano di chiudere”. Parla di spartizione delle poltrone, Catanzaro, ma denuncia la decisione del dottore Santangelo, l'unico medico del reparto, di lasciare Sciacca per trasferirsi a Castelvetrano. “L'oncologia di Sciacca da mesi è in difficoltà per carenza di personale, l'Asp è intervenuta dopo le accorate lettere aperte dei pazienti e dei loro familiari – dice Catanzaro – ma solo con azioni tampone, ovvero medici di altri ospedali a supporto per poche ore al giorno. Ora il reparto rischia di chiudere, con gravissime conseguenze per un bacino d'utenza di oltre 100 mila persone".
E tornando alla bocciatura della norma salva-ineleggibili, che sta mettendo a repentaglio la tenuta della coalizione Schifani, il segretario provinciale del Pd Simone Di Paola oggi dice che si è trattato di una bocciatura che rende giustizia di una vicenda inaccettabile, sotto tutti i punti di vista,
spazzando via una norma che, con arroganza e con protervie, voleva primeggiare sul diritto.