ad alcun tavolo tecnico alla Regione, chiediamo piuttosto che siano il presidente Schifani o l'assessore Sammartino a venire qui a parlare con noi". Lo dice Gaspare La Marca, responsabile del Movimento spontaneo dei produttori agricoli del Belice, che ha organizzato un presidio permanente di agricoltori e allevatori sulla scorrimento veloce Sciacca-Palermo, all'altezza del bivio Gulfa, in territorio comunale di Santa Margherita di Belice. Presidio iniziato lunedì scorso e che rimarrà almeno fino al prossimo 22 febbraio.
"Abbiamo costituito i comitati spontanei - aggiunge La Marca - proprio perché ad un certo punto non ci siamo più sentiti rappresentati dalle sigle sindacali tradizionali, che spesso hanno operato con un piede in due staffe e che oggi, guarda caso, ci vengono a dire che dovremmo privilegiare il dialogo istituzionale".
La protesta continua. "Molti di noi dormono qui - conclude La Marca - La nostra è una battaglia nella quale crediamo fermamente, e la porteremo avanti finché le autorità, Unione Europea, governo nazionale e governo della Regione, non adotteranno misure concrete per sostenere i nostri sacrifici".
Il Partito Democratico della Provincia di Agrigento, con i testa la sua rappresentanza
parlamentare, nazionale e regionale, i suoi amministratori e sindaci, i suoi dirigenti e
militanti, si schiera incondizionatamente a sostegno del mondo agricolo, impegnato in una
strenua battaglia in difesa di un comparto che rischia davvero di soccombere sotto i colpi di
una crisi strutturale senza precedenti, cui fa fronte la drammatica assenza di risposte serie
e concrete, da parte di chi avrebbe gli strumenti per alleviare le sofferenze di un mondo tanti
importante, senza però saperli utilizzare.
Lascia in tal senso a dir poco basiti l’inadeguatezza desolante delle risposte con cui le
cosiddette classi dirigenti del centrodestra, al governo sia in Sicilia che a livello nazionale,
stanno riscontrando la protesta del comparto agricolo siciliano.
Un pressappochismo, una superficialità probabilmente conseguenti alla loro incapacità di
fornire proposte adeguate ad un comparto che vive una crisi senza precedenti, dovuta
prevalentemente ai mutamenti geo climatici, che stanno mettendo in ginocchio intere
colture, a causa della perenne siccità e che però non trova, da parte dei governi nazionale
e regionale alcuna risposta, né in termini di ristori economici, né in termini di misure di
esonero contributivo, né in termini di tutela e valorizzazione della eccellenza e della
straordinaria qualità dei prodotti siciliani sui mercati internazionali.
Sorprende non poco come i governi di centro-destra, interessatissimi a spartirsi poltrone,
dimostrino di essere totalmente sordi ai problemi veri di chi lavora ogni giorno in mezzo a
mille difficoltà e non riesce a trovare nell'attuale classe di governo un supporto e un sostegno
per alleviare le proprie criticità.
La crisi agricola rappresenta dunque un altro fronte del colossale fallimento di un'armata
Brancaleone, che va mandata a casa il prima possibile, tanto a Roma quanto a Palermo,
nell'interesse dei siciliani e degli italiani.