dal punto di vista economico, e la conseguente gestione del servizio. Torna a farlo oggi chiamando in causa anche i sindaci della provincia che costituiscono l’Ati e che hanno i propri rappsentanti in Aica.
Oggi, rilevano, alcuni Comuni della provincia versano in condizioni drammatiche e insopportabili, per la grave carenza idrica, con turnazioni di distribuzione di ben oltre una settimana che non dipendono solo dalla vetustà delle reti idriche, ma da quella che ritengono una una incapacità tecnica del gestore di ottimizzare le proprie fonti idriche, con il ricorso sempre più massiccio alle risorse di Siciliacque, verso la quale è ormai maturato un debito talmente imponente, si parla di circa 20 milioni di euro, tale da dover far ricorso probabilmente ad aumenti tariffari che graveranno sugli utenti regolari del servizio.
Quegli stessi cittadini che avevano fatto il tifo per la ripubblicizzazione del servizio idrico, sostiene l’Osservatorio Agrigentino (che fa parte anche della Consulta degli utenti), oggi hanno un servizio peggiore e ad un costo maggiore rispetto al passato. In discussione, dunque, la gestione da parte di Aica sia rispetto all’erogazuione idrica, sia per la capacità di spesa degli ingenti fondi pubblici disponibili. I sindaci la smettano di tacere su questa situazione e intervengano. Questa la sollecitazione che arriva oggi dal responsabile Giuseppe La Rosa, unitamente al nuovo appello ad intervenire rivolto al Prefetto di Agrigento, che già ha riservato la massima attenzione rispetto alle dinamiche gestionali di AICA, proprio in ragione della delicatezza e della indispensabilità del servizio idrico integrato.