quella nella quale il Consiglio di giustizia amministrativa avrebbe dovuto pronunciarsi sul ricorso elettorale di Ignazio Messina contro il risultato del primo turno del 12 giugno 2022, quello che vide colui che poi sarebbe diventato presidente del consiglio comunale di Sciacca sfiorare l'elezione a sindaco al primo turno per una manciata di voti. Il ballottaggio di due settimane più tardi fu nettamente vinto da Fabio Termine.
Una tempistica quasi paradigmatica delle lungaggini della giustizia italiana ma che ci dà una certezza, ovverosia che non è del tutto vero che sui ricorsi elettorali ci sia una sorta di corsia preferenziale, che acceleri i tempi. Ma se sono trascorsi quattro mesi dall'attesa della decisione dei giudici del Cga, risale a quasi un anno fa il deposito dell'appello dopo che il Tar Sicilia aveva dichiarato inammissibile il primo ricorso di Messina, a seguito di una verificazione delle schede che, soprattutto per ragioni matematiche, non sortì l'effetto sperato dall'ex sindaco.
Il nodo comunque potrebbe sciogliersi a breve. Sulle ragioni di questo ritardo si confrontano due ipotesi: per la prima ci sarebbe una discussione in atto all'interno del collegio (composto da tre togati, compreso il presidente, e da due laici); viceversa, per la seconda ipotesi non c'è alcun retroscena malizioso, e dunque il Cga si sta pronunciando in maniera cronologica su tutti i ricorsi pendenti, alcuni dei quali risalgono alla fine della scorsa estate. Questo confermerebbe eventualmente che se in primo grado la corsia preferenziale che acceleri le procedure dei ricorsi elettorali èreale, in appello evidentemente non è così.
L'esito di questa faccenda apre naturalmente scenari politici diversi. Fermo restando che se il Cga accogliesse il ricorso di Messina, allora ci sarebbe bisogno di altro tempo per fare le verifiche dei voti di quelle sezioni originariamente escluse. Se, invece, il Cga chiudesse la questione confermando Fabio Termine a sindaco di Sciacca, allora qualcosa accadrà. Una delle prime conseguenze potrebbe essere la decisione di Messina di lasciare lo scranno più alto di Sala Falcone - Borsellino, a lui attribuito anche nell'ottica (nelle more delle procedure del ricorso) di tenere unita la coalizione che lo aveva sostenuto. Lo sfondo della vicenda politica è quello di un consiglio dove l'amministrazione non ha la maggioranza. In questo quadro sono state alimentate voci di possibili cambiamenti degli equilibri, con forze che dall'opposizione potrebbero passare dalla parte della coalizione che sostiene il primo cittadino. Tutto questo fa dire che qualunque sarà il pronunciamento del Consiglio di giustizia amministrativa, qualche cambiamento in ogni caso sarà inevitabile. Ma intanto l'attesa continua.