che ha caratterizzato la scena politica saccense, forse anche un po' condizionandola. E questo malgrado Fabio Termine ieri pomeriggio a caldo abbia ostentato serenità, precisando di non essersi mai sentito un sindaco sub iudice e di avere lavorato, in questo anno e otto mesi da quando siede sulla poltrona più importante del comune di Sciacca, come se non ci fosse alcun procedimento in corso”.
Ci sono voluti quattro mesi prima che il Consiglio di giustizia amministrativa rendesse nota la sua decisione. Cga che dunque ha respinto, dichiarandolo improcedibile, il ricorso in appello presentato da Messina contro il risultato del primo turno delle elezioni amministrative del 2022 di Sciacca. Candidato a sindaco a capo di una coalizione di centrodestra, il 12 giugno di due anni fa Messina aveva ottenuto il 39,9% dei voti, fermandosi così ad appena 18 preferenze da quel 40% che gli avrebbe permesso di diventare subito primo cittadino. Il ballottaggio di due settimane dopo tra lui e il suo avversario Fabio Termine, candidato del centrosinistra, avrebbe premiato nettamente quest'ultimo.
Ma Messina, che nel frattempo sarebbe stato eletto presidente del consiglio comunale, non si arrese. Presentò ricorso al Tar, vedendosi accordare la sua richiesta di una verifica delle schede votate ma non in tutte le 27 sezioni da lui indicate, bensì solo in 9 delle 40 cittadine. Il risultato finale tuttavia non gli consentì di ribaltare il dato elettorale. La famosa verificazione fatta in prefettura si concluse con il presunto recupero di 24 preferenze a favore di Messina contro appena 2 preferenze a favore di Termine. Numeri che non avrebbero consentito di sovvertire il dato elettorale. E a nulla valse la contestazione dei legali di Messina di altre presumibili fattispecie di voti non regolarmente assegnati al loro assistito ma che non furono prese in considerazione perché non indicate come ipotesi nel ricorso originario. Il resto è storia nota. Compresa la decisione del Cga che ha chiuso la partita bocciando un ricorso di appello che per legge era peraltro troppo prolisso.
Si apre adesso la questione politica. Termine rimane in sella, naturalmente. Ma la situazione (e questo per una legge elettorale che perfino chi ne è stato beneficiato considera assurda) vede sempre l'amministrazione senza numeri in consiglio comunale, dunque senza maggioranza. Una criticità che il sindaco vorrebbe in qualche modo superare. Ma le indiscrezioni dei mesi scorsi di ipotetiche interlocuzioni con il gruppo più numeroso, dentro l'opposizione, ovverosia quello della Dc, non hanno mai ricevuto il crisma della concretezza.
Ma la decisione del Cga il dibattito lo apre soprattutto dentro il centrodestra. Rappresentato a Sciacca da due soli partiti, ovverosia la Dc e Fratelli d'Italia. Le altre componenti non sono mai andate oltre la natura civica. Si sa che Messina si fece eleggere presidente del Consiglio comunale, frapponendosi ad altri aspiranti, Calogero Bono e Filippo Bellanca su tutti, per tenere unita la coalizione nelle more che la giustizia amministrativa facesse il suo corso. Si sa anche che la Dc sarebbe pronta a chiedere a Messina di lasciare libero lo scranno più alto di Sala Falcone-Borsellino, facendo in modo così che l'ex sindaco di Sciacca eserciti un ruolo di capo dell'opposizione, cosa che per ragioni di opportunità, non ha potuto svolgere. Anche se i consiglieri di Termine lo hanno piu' volte accusato di non essere super partes.
Si sa anche che già domani inizieranno le prime riunioni all'interno della coalizione che alle elezioni sostenne la candidatura a sindaco di Ignazio Messina. È chiaro a tutti, anche se mancano ancora più di tre anni alle prossime amministrative, che le forze in campo possono già cominciare a costruire una possibile alternativa. Ma intanto oggi è Fabio Termine che si gode un momento per lui topico, iniziato domenica sera (è indubbio) sul palco del Carnevale poco prima del rogo del Peppe Nappa.