non avere determinato alcuna conseguenza politica negli assetti cittadini. La coalizione che alle ultime elezioni amministrative ha sostenuto la candidatura a sindaco di Ignazio Messina si è riunita ieri per fare il punto della situazione. Sullo sfondo c'è la questione della presidenza del consiglio comunale. Sin dal primo giorno è noto che Messina chiese quella carica anche allo scopo di tenere unito lo schieramento, in attesa che la giustizia amministrativa si pronunciasse sul suo ricorso elettorale. Dopo il secondo turno la questione giurisdizionale è conclusa. Tuttavia sembra rimanere aperta quella politica.
Già al nostro Telegiornale nei giorni scorsi Messina aveva ribadito che la sua carica di capo di Sala Falcone-Borsellino era stata oggetto di accordo all'interno della coalizione anche con l'ipotesi futura di un suo eventuale disimpegno. E tuttavia, se il vertice di ieri doveva servire per parlarne, questo argomento è stato toccato soltanto marginalmente. Il punto centrale riguarda un ruolo, quello di Messina, che negli orientamenti di alcune forze, soprattutto da parte della Democrazia cristiana, avrebbe dovuto essere di capo dell'Opposizione, e non di figura istituzionale più o meno super partes. Ma sembra di capire che la discussione, se non conclusa, è quanto meno sospesa. E se così è, c'è un motivo. Dopo il recente approdo di Ignazio Messina, che ha portato Italia dei valori dentro il gruppo di centrodestra di Noi Moderati di Maurizio Lupi e Saverio Romano, per l'ex sindaco potrebbe tornare ad aprirsi a breve una prospettiva personale di livello politico nazionale. Non significa automaticamente una candidatura alle Europee (per la quale Noi Moderati sta interloquendo con i partiti più grossi dello schieramento che possano ospitare propri candidati, considerato che è necessario superare la soglia di sbarramento del 4%), ma per Messina potrebbe aprirsi la porta di qualche incarico importante nella giungla dei sottogoverni. E allora, in quel caso, lo stesso Messina toglierebbe il disturbo e lascerebbe la carica di presidente del consiglio comunale a qualcun altro. Questa prospettiva è lo stesso Messina che la paventa in questo stralcio di intervista telefonica rilasciata al nostro Telegiornale nei giorni scorsi.
In ogni caso adesso è possibile anche cominciare a preparare le elezioni amministrative del 2027, e capire in che modo il centrodestra potrà insidiare la carica di sindaco di Sciacca. Stasera intanto torna a riunirsi il consiglio comunale. Quasi certamente non ci sarà alcun dibattito sulle recenti sostituzioni assessoriali operate da Termine. Il consiglio, che sarà trasmesso in diretta dalla nostra emittente, si occuperà di approvare l'adesione alla manifestazione di protesta del 6 marzo sulla vertenza Terme, di dare il via libera ad un documento sulle proteste di agricoltori e pescatori, l'esame del piano Aro (di cui nel dettaglio ci occupiamo in un altro servizio del nostro Tg odierno), la richiesta del Consiglio di chiarimenti sullo sblocco di alcune opere pubbliche e, infine, una mozione sul Carnevale, proposta dall'intera opposizione, contenente la richiesta di istituire la Fondazione autonoma che organizzi le prossime manifestazioni.
Quella di stasera sarà la prima seduta consiliare da nuovo esponente della Democrazia cristiana di Giuseppe Catanzaro. A cui il gruppo di Mizzica ha reso pubblico il contenuto di una lettera a lui indirizzata. Un testo a metà strada tra il malinconico e l'ironico a un ex compagno di viaggio in cui si evidenzia il finale inatteso della sua parabola politica. Catanzaro viene ringraziato per avere insegnato i valori della politica e il coraggio di scelte scomode. Tutte cose che, con la sua decisione, il consigliere comunale avrebbe sostanzialmente smentito.