i cittadini di Sciacca hanno risposto all'appello. Lo hanno fatto in massa. La grande partecipazione alla manifestazione popolare di ieri, giunta quattro mesi dopo quella per rendere l'ospedale più efficiente, è il risultato di un lavoro di anni fatto ai fianchi di un senso civico, quello saccense, che non sempre, per indolenza, rassegnazione, sfiducia o assai più semplicemente per accidia, si è manifestato per come avrebbe dovuto. Lo straordinario lavoro svolto dal Comitato civico Patrimonio Termale ha dato i suoi frutti. Ed è da ritenersi che gli incontri con le scuole, per parlare con gli studenti e renderli consapevoli del valore della storica risorsa naturale di Sciacca, abbiano contribuito ad un accresciuto interesse attorno alle Terme. Perché i giovani sono quelli a cui bisogna offrire un'alternativa. Bisogna fare in modo che chi va via da qui lo faccia per libera scelta, e non perché obbligato dalla mancanza di opportunità.
Le Terme chiuse da nove anni gridano vendetta. Continuano a gridare vendetta. Questo il messaggio emerso ieri dalla partecipatissima manifestazione popolare. Manifestazione che ha permesso ai saccensi di ritrovare il proprio orgoglio. Che improvvisamente il presidente della Regione Renato Schifani abbia ritenuto di convocare un tavolo tecnico è una conseguenza alla quale, al punto in cui siamo, è preferibile guardare con una certa speranza. Se i cittadini per anni sono rimasti indifferenti è stato sicuramente perché per una certa politica regionale le Terme sono state un serbatoio elettorale da cui attingere. Oggi al governatore va chiesto di trovare la sintesi tra i suoi due assessori, Roberto Di Mauro (che ha la responsabilità delle acque) e Marco Falcone (responsabile dell'Economia). I quali, stando a quanto si apprende, hanno visioni diverse sul futuro delle Terme di Sciacca ed Acireale. Addirittura di mezzo ci sarebbe perfino l'opportunità di ricorrere ad un privato. Eppure se c'è una certezza attorno a questa vicenda questa è proprio la necessità di ricorrere ad un privato. Dal punto di vista temporale Schifani ha offerto una deadline per svoltare, quella della fine della legislatura. Si confida che lo abbia fatto per mantenersi largo, perché altri tre anni e mezzo di limbo, quello nel quale da 25 anni si trovano le Terme, francamente sono un po' troppi.
Non è vero che i privati non vogliono gestire le Terme. Se due bandi sono andati deserti è stato perché non erano appetibili per nessuno. E questo lo sapevano sia Musumeci che Armao. Le altre strade, da Inail a Cassa depositi e prestiti, sono rimaste ipotesi senza futuro. Il Fondo Sviluppo e Coesione che dovrebbe finanziare il recupero degli immobili è la strada indicata dal presidente della Regione. Forse bisogna anche superare ciò che probabilmente si è rivelato un limite: pensare di affidare l'intero patrimonio termale è forse impossibile. Eppure c'è chi continua a sostenere che sia così che si debba fare. E invece no. Perché se un investitore fosse disponibile a recuperare e riaprire stabilimento curativo e grand hotel bisogna permetterglielo. Se un altro vuole gestire le stufe vaporose bisogna permetterglielo. Può essere questo il punto di partenza. Anzi: di ripartenza.
Nel frattempo dopo la manifestazione popolare di ieri il lavoro del comitato continuerà. E la città dovrà sostenerlo. Perché le cose hanno un loro linguaggio. E tutta questa gente che ieri ha manifestato dice che questa città non vuole essere più solo un bacino elettorale per qualche maneggione. La città c'è, così come c'è il territorio circostante. Ci sono entrambi, e con un orgoglio ritrovato. E al conseguimento degli obiettivi ha sicuramente contribuito anche chi ha fatto dell'impegno per il senso civico una ragione di vita. Stiamo parlando di Franco Zammuto, scomparso poco meno di un anno fa. Il 6 marzo 2023, nell'ottavo anniversario della chiusura delle Terme, era allo stabilimento, dando tutto quello che gli era rimasto. La città di Sciacca è chiamata a ricordarlo con affetto e gratitudine.