Castelvetrano è tornata alla ribalta delle cronache nazionali, nelle ultime ore, dopo la denuncia del presidente della commissione straordinaria che dal giugno dello scorso anno è alla guida della città. Negli ultimi cinque anni il comune ha avuto una mancata riscossione pari al 65% secondo quanto ha riferito Salvatore Caccamo che assieme ad Elisa Borbone e Maria Concetta Musca guida il comune belicino dopo le note vicende che hanno portato al commissariamento a ridosso delle elezioni amministrative. Una situazione che ha generato un “buco” da 42 milioni di euro, con gravi ripercussioni per il pagamento degli stipenti ai dipendenti e debiti accumulati nei confronti dei fornitori di beni e servizi. Non a caso i commissari hanno dovuto richiedere una anticipazione di 6 milioni di euro dal fondo riservato ai comuni sciolti per mafia per far fronte alla difficile situazione economica in cui versa l'ente locale. In cinque anni, secondo quanto appurato, l'evasione è salita al 65% e si sono registrati mancati introiti pari a 35 milioni e mezzo di euro di entrate tributarie e a 7 milioni di entrate extra tributarie, dalle imposte sui rifiuti, agli immobili, al servizio idrico e tasse pubblicitarie. Una evasione legalizzata, così è stata definita dai commissari con le ingiunzioni fiscali che negli ultimi 5 anni andavano in prescrizione. Per fermare questo andazzo, nello scorso mese di dicembre la commissione ha fatto notificare 1.400 cartelle esattoriali. Non solo, è stata fatta una attenta verifica nei confronti dei debitori, soprattutto nei casi di ditte e imprese, e stipulato un piano di rientro che prevede anche una rateizzazione che ha già permesso di introitare un milione e mezzo di euro. Insomma, inizia la riscossione e si tenta di porre fine al sistema di evasione diffusa che è diventato un caso nazionale ancorchè associato non solo a tributi non pagati, ma anche alla mancata riscossione degli oneri per le concessioni edilizie e alle convenzioni con canoni bassissimi di cui avrebbero giovato anche i fiancheggiatori del boss Messina Denaro.