nello studio medico del dottor Bavetta, a Marsala. Lo ha detto il luogotenente dei carabinieri del Ros Francesco Nasca al processo al settantenne medico di Campobello di Mazara Alfonso Tumbarello, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa e falso in atti pubblici. E’ il medico che ha redatto numerosi certificati a nome di «Andrea Bonafede » per consentire al capomafia castelvetranese di potersi sottoporre ad accertamenti diagnostici, interventi chirurgici e cure. Nel corso del suo intervento il luogotenente Francesco Nasca, rispondendo alle domande dei pubblici ministeri, ha ripercorso l’iter delle indagini che hanno consentito di ricostruire gli anni della malattia del boss di Castelvetrano, tra esami diagnostici, interventi e terapie oncologiche effettuati in ospedali e strutture sanitarie del trapanese e del palermitano, ma soprattutto di accertare che il malato non era Andrea Bonafede, il geometra di Campobello di Mazara, ma Matteo Messina Denaro. Dopo la scoperta della malattia, il latitante più ricercato è stato ricoverato all’ospedale di Mazara del Vallo il 5 novembre 2020, per poi essere operato il 9 e dimesso il 13. Poi il 9 dicembre si reca all’ospedale di Trapani per un consulto oncologico, cui seguirono altri esami e l’inizio della chemioterapia il 19 gennaio alla clinica La Maddalena, dove venne successivamente ricoverato il 2 maggio per un altro intervento chirurgico. Una cronologia di date, luoghi, ma anche un intrecciarsi di messaggi tra il medico di Campobello di Mazara sotto processo e il presunto assistito Andrea Bonafede che, in realtà, era il capomafia. Nel corso dell’udienza è emerso anche il ruolo dell’altro Andrea Bonafede, l’impiegato comunale che, oltre a ritirare certificati e ricette dallo studio medico di Alfonso Tumbarello, assiste e accompagna personalmente Matteo Messina Denaro quando ne ha necessità.