avevano aderito al bando di reclutamento della Regione Siciliana, assessorato alla sanità. Si tratta, in prevalenza, di medici argentini la cui assunzione con contratti a tempo determinato rinnovabili fino al 2025, dovrebbe consentire tra qualche mese di disporre di un centinaio di nuovi professionisti. Ben poca cosa se si tiene conto che lo stesso assessorato regionale alla sanità ha quantificato in quasi 1.500 i posti vacanti negli ospedali siciliani. Una mappa che viene oggi evidenziata dal Giornale di Sicilia e che riguarda in particolare cardiologi, anestesisti rianimatori, ortopedici e medici di emergenza urgenza.
Su 1.494 posti vacanti, 127 sono riferiti alla cardiologia in tutta l’isola e di questi 21 all’Asp di Agrigento. C’è poi la questione dei pronto soccorso, con 302 posti vuoti in tutti gli ospedali e 26 di questi nell’agrigentino. Non va meglio per anestesisti e rianimatori, ne mancano 324 nelle strutture ospedaliere siciliane; così come sono vacanti 152 posti di medicina interna ( 18 dei quali nella nostra Asp) e 93 di ortopedia con 14 medici che sarebbero necessari nella sola sanità agrigentina. L’elenco dei posti vacanti prosegue anche nelle altre branche della medicina, dall’urologia alla pediatria, alla ginecologia. Si comprende, dunque, come anche con l’immissione in servizio dei 70 medici argentini che dovrebbero arrivare al massimo a 100, non si riuscirà minimamente a fronteggiare la grave carenza di personale negli ospedali dell’isola, che non è solo dell’isola (ovviamente) ma che si trascina ormai da diversi anni e riflette sull’utenza.
Sono necessari ben altri interventi, oltre al ricorso ai medici argentini, per fronteggiare peraltro la fuga verso il privato che sta lasciando senza personale gli ospedali pubblici.
Situazione che è ben nota nelle nostre zone e che nello scorso mese di novembre ha portato alla grande partecipazione di popolo alla manifestazione per l’ospedale Giovanni Paolo II promossa dal Comitato Civico per la Sanità. C’è da constatare, a distanza di mesi, che tutto tace nonostante i problemi della struttura ospedaliera non siano stati affatto risolti, ma solo in alcuni casi (come l’oncologia) soltanto tamponati. Alla politica, al sindaco della città di Sciacca era stato demandato il compito di rappresentare la situazione alla direzione dell’ASP così come all’assessorato regionale. Prima si è aspettata la nomina del nuovo direttore generale, adesso che sono passati circa due mesi dall’insediamento del manager Giuseppe Capodieci, si attende ancora la convocazione di questo confronto.
Nuovo direttore generale che ha visitato gli ospedali di Sciacca e Ribera e dal quale sarebbe necessario comprendere quali iniziative sta portando avanti per far fronte al problema dell’assistenza al paziente, quello della carenza di medici in servizio