nuovo direttore generale dell'Asp di Agrigento, tornano a mobilitare il Comitato civico per la Sanità di Sciacca. Che nelle prossime ore si riunirà per fare il punto della situazione e confrontarsi in maniera attiva con il massimo vertice del management aziendale. Con gli occhi puntati evidentemente alla predisposizione tuttora in atto della nuova Rete ospedaliera da parte del governo della Regione. Un tema di fondamentale importanza per il futuro. La necessità impellente è che Sciacca torni ad ottenere il riconoscimento di Dea di primo livello. E questo anche se in questi anni si è masticato amaro rispetto al fatto che una previsione normativa, quella contenuta nella precedente rete ospedaliera, di fatto non è mai stata operativa. I motivi li conosciamo: la mancanza di neurologi che potessero attivare la stroke unit per la cura tempestiva dell'ictus. Non tralasciando tutte le altre criticità che hanno rappresentato la base portante della grande manifestazione popolare indetta dallo stesso Comitato e dai sindaci del comprensorio e che si è svolta a novembre a Sciacca.
Portavoce e coordinatore del comitato, Ignazio Cucchiara e Franco Giordano, ritengono che il nuovo percorso intrapreso, e che culminerà con il varo di una nuova rete ospedaliera, debba coinvolgere necessariamente ancora una volta i sindaci e, stavolta in modo ancora più determinato di prima, l'intera deputazione del nostro territorio, partendo dal fatto che all'interno della stessa commissione Salute dell'Ars di deputati del territorio ce ne sono due e di peso, il vicepresidente Carmelo Pace da una parte, la componente Margherita La Rocca Ruvolo dall'altra. Gli impegni di Capodieci volti verso una differenziazione, nella complementarietà, dei servizi che saranno rispettivamente disponibili al "Giovanni Paolo II" da un lato, al "Fratelli Parlapiano" dall'altro, assumono una valenza tutt'altro che indifferente, e questo pur tenendo conto dell'atteso rispetto degli impegni già assunti su Pronto soccorso (come unità operativa semplice) e Terapia intensiva su cui sono stati adottati provvedimenti specifici che però non facevano parte della Rete ospedaliera.
Ieri intanto Margherita La Rocca Ruvolo ha apertamente contestato lo scenario attuale, quello che presuppone il necessario trasferimento del paziente colto da ictus ischemico dal "Giovanni Paolo II" di Sciacca nell'hub dell'ospedale "Sant'Elia" di Caltanissetta, e non in quello del "Civico" di Palermo. Quello nisseno è un ospedale troppo lontano, ci vuole troppo tempo per raggiungerlo. Ecco perché l'allora assessore Ruggero Razza, in carica nella precedente legislatura a guida Nello Musumeci, aveva firmato e fatto pubblicare sulla stessa Gazzetta ufficiale un provvedimento che individuava l'hub di riferimento per i pazienti di Sciacca nel "Civico" di Palermo. "Non è concepibile che questa norma non si sia applicata", ha detto la sindaca di Montevago. Se in effetti Palermo dista meno di un'ora, e Caltanissetta circa due ore, quel provvedimento firmato da Razza una ragion d'essere ce l'aveva. Capodieci si è impegnato a fare del suo meglio, in attesa della nuova Rete ospedaliera, compreso formare i medici non neurologi dell'Asp di Agrigento a poter stabilizzare i pazienti colpiti da ictus prima di dirottarli nei centri specializzati. Ha fatto di più il manager: ha detto che avrebbe stipulato una convenzione anche con i neurologi della Fondazione Maugeri. Tutto questo ci conferma che medici ce ne sono sempre di meno. E tuttavia questa sanità pubblica deve tornare ad essere pronta ed efficiente. Anche dal punto di vista dell'umanità degli operatori. Che saranno stressati quanto si vuole, ma da qualche tempo giungono ripetute segnalazioni su atteggiamenti indisponenti, soprattutto tra i più giovani. Non bisogna generalizzare, e siamo i primi a sottrarci da ogni pericolo in tale direzione. Chi va in ospedale non lo fa perché vuol passare il tempo in maniera diversa. Chi lavora in ospedale naturalmente nemmeno. Sono sufficienti rapporti più cordiali. Nel rispetto reciproco tra chi chiede assistenza e chi è chiamato a fornirla. E non c'è bisogno di scomodare Ippocrate.