Si tratta di fondi regionali stanziati due anni fa per applicare la democrazia partecipata. Fondi che molti Comuni non hanno speso e che adesso dovranno restituire. In totale, le somme che la Regione ha deciso di riprendersi, con un decreto già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, ammontano a un milione 830 mila euro circa. Sciacca invece, secondo la classifica pubblicata oggi dal Giornale di Sicilia, figura nell'elenco dei Comuni che hanno speso tutto, insieme ad Agrigento, Caltanissetta, Canicattì, Favara, Licata, Acireale, Capo d'Orlando, Balestrate, Cefalù, San Giuseppe Jato e tanti altri che non devono, dunque, restituire nulla. Nel trapanese, dovranno restituire i soldi i Comuni di Castelvetrano, Erice e Castellammare. Dal decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, si evince che la maggior parte degli amministratori siciliani ha tenuto nei cassetti quasi due milioni di euro stanziati due anni fa per applicare la democrazia partecipata. Un paradosso, se si considera che da anni ormai i Comuni sono a corto di risorse a causa dei continui tagli ai trasferimenti regionali e nazionali. La legge che introdusse il finanziamento della democrazia partecipata risale al 2014 ma già un anno dopo subì una modifica e solo nel 2016 arrivarono i primi finanziamenti ai sindaci. In realtà non si tratta di fondi aggiuntivi rispetto a quelli che dovevano servire per finanziare i vari servizi comunali. La legge prevede infatti che il 2% di questi finanziamenti regionali ordinari venga vincolato proprio al finanziamento di consultazioni tra i cittadini e proposte che coinvolgano le comunità nei processi decisionali. La città che più di tutte ha coinvolto i cittadini è quella di Catania che ha speso 318 mila dei 333 assegnati nel 2016. Il Comune che ha fatto peggio, invece, è Palermo che non ha utilizzato i 443 mila euro disponibili e che adesso dovrà pertanto restituire. Ci sono poi Comuni, come Enna, Collesano e Termini Imerese, che hanno addirittura speso più di quanto era stato loro assegnato.